1. Crisi multipla: economia, desiderio, governance
- Per Marx, la crisi è interna al capitale stesso, che produce contraddizioni tra valore d’uso e accumulazione di plusvalore.
- Per Keynes, la crisi è fallimento del coordinamento tra investimento, consumo e aspettative: quando nessun attore prende l’iniziativa, il sistema collassa.
- Per Lacan, il discorso capitalista produce un godimento senza mancanza, dove l’Altro simbolico è espulso e il soggetto funziona come ingranaggio.
Insieme, questi tre sguardi ci mostrano un mondo in cui:
- il capitale cerca solo accumulazione,
- lo Stato ha rinunciato a ogni funzione anticiclica e coordinativa,
- il soggetto è sottomesso al godimento cieco.
2. La guerra come manifestazione catastrofica delle contraddizioni
Le guerre in Ucraina e Gaza non sono solo eventi politici o geopolitici: sono la manifestazione catastrofica delle contraddizioni sistemiche.
- Per Marx, la guerra è spesso una "valvola di sfogo" per il capitale in crisi, un modo per distruggere capitale e forza lavoro in eccesso, e rilanciare cicli di accumulazione.
- Per Keynes, la guerra esplode quando fallisce il coordinamento economico tra Stati, e l’investimento pubblico viene sostituito dalla corsa agli armamenti e dalla logica del panico.
- Per Lacan, la guerra rappresenta il ritorno del reale in forma cruda: quando la parola viene espulsa, resta solo il godimento dell’annientamento.
L’assenza di un Altro simbolico condiviso – sia esso la diplomazia, il diritto internazionale, o la cooperazione economica – lascia spazio a identità paranoiche, fantasie di purezza, potere senza legittimità.
Le guerre contemporanee sono dunque il luogo in cui convergono:
- la crisi della rappresentanza,
- la crisi del capitale,
- la crisi del senso.
Sono, a tutti gli effetti, il punto di rottura del legame globale.
3. Disordine geopolitico: dal mercato mondiale a zone di godimento
Keynes sognava un mondo coordinato attraverso istituzioni multilaterali (FMI, Banca Mondiale) e bilanciamenti commerciali (Bretton Woods). Oggi, invece, assistiamo a:
Zona | Logica dominante | Sintomo |
---|---|---|
USA | Politica monetaria + dazi | Ritorno al protezionismo competitivo |
Cina | Investimento statale strategico | Capitalismo guidato ma opaco |
UE | Austerità e paralisi | Frammentazione interna |
Russia | Comando verticale | Guerra come strumento di coesione |
Israele | Ethno-capitalismo militarizzato | Guerra permanente |
Sud globale | Dipendenza e shock esterni | Reazioni a catena di instabilità |
Marx direbbe: è la crisi terminale del mercato mondiale. Keynes: è la rottura della fiducia sistemica. Lacan: è il godimento che rifiuta l’Altro.
4. Il fallimento dell’intervento pubblico
Un punto decisivo in ottica keynesiana è che gli Stati, dopo la crisi del 2008, hanno:
- salvato le banche, ma non riformato i meccanismi del profitto;
- stampato moneta, ma non investito in infrastrutture o redistribuzione;
- alimentato la speculazione, ma non riattivato la domanda interna in modo duraturo.
Ciò ha alimentato:
- l’accumulazione di debito pubblico senza contropartita produttiva,
- il ritorno delle élite finanziarie come nuovi padroni,
- l’inflazione come conflitto redistributivo irrisolto.
In ottica lacaniana, lo Stato non è più garante dell’Altro, ma funziona come S1 amministrativo, gestore di algoritmi, incapace di produrre legame.
5. Antigone e il rifiuto del “funzionamento senza soggetto”
In un mondo in cui:
- il capitalismo si auto-riproduce senza limiti,
- il discorso sociale è strutturato sull'eccitazione e sul controllo,
- lo Stato abdica alla sua funzione regolativa,
Antigone diventa figura politica fondamentale: non è nostalgia dell’ordine, ma testimonianza di un’etica del limite.
In termini keynesiani:
- serve una nuova volontà collettiva che rompa l’equilibrio perverso tra rendita e miseria, tra algoritmo e guerra.
In termini lacaniani:
- serve una riapertura del desiderio, che rimetta la mancanza al centro del legame.
Conclusione: senza mancanza, senza progetto
Per Marx, la crisi viene dal profitto cieco. Per Keynes, dal fallimento della fiducia e dell’intervento pubblico. Per Lacan, dalla cancellazione della mancanza e dell’Altro.
Oggi, le tre crisi coincidono:
- crisi economica (disuguaglianze, inflazione, debito),
- crisi politica (guerre, nazionalismi, ritorno del comando),
- crisi simbolica (assenza di desiderio, saturazione del godimento).
In assenza di soggetti che manchino, progettino, coordinino e parlino, il mondo si disgrega tra comando militare e funzionamento algoritmico.
La posta in gioco non è solo il PIL, ma la possibilità stessa del legame umano e politico.
📚 Bibliografia essenziale
- Karl Marx, Il Capitale, vol. I-III
- John M. Keynes, Teoria generale dell’occupazione, dell’interesse e della moneta, 1936
- Jacques Lacan, Il seminario. Libro XVII: Il rovescio della psicoanalisi, 1969-70
- Wolfgang Streeck, Tempo guadagnato, 2013
- Nancy Fraser, Capitalismo cannibale, 2022
- Alain Badiou, La vera vita, 2016
- Slavoj Žižek, Il coraggio della disperazione, 2017
- Christian Marazzi, Capitale e Linguaggio
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