L’oggetto a, nel pensiero lacaniano, è ciò che causa il desiderio e rappresenta un resto del processo di simbolizzazione. Nella psicosi, tuttavia, l’operazione simbolica che regola e ordina il rapporto con la mancanza non avviene in modo efficace, lasciando il soggetto esposto a una presenza dell’oggetto a brutale, intrusiva e frammentaria.
La mancanza della metafora paterna, ovvero dell’operazione simbolica che permette l’inserimento del soggetto nel campo del desiderio regolato dal Nome-del-Padre, fa sì che l’oggetto a non funzioni come supporto strutturato, ma si manifesti sotto forme devastanti o enigmatiche, con effetti che possono assumere le seguenti configurazioni:
1. L’oggetto a e il corpo: fenomeni di frammentazione e alterazione
L’oggetto a, in quanto resto non simbolizzabile, può emergere nella psicosi attraverso un rapporto problematico con il corpo.
- Fenomeni di estraneità corporea → Il soggetto può percepire il proprio corpo come frammentato o estraneo, come se alcune sue parti non gli appartenessero più. Questo fenomeno si ritrova nei deliri di trasformazione corporea (ad esempio, credere che il proprio corpo stia cambiando in modo irreversibile, come nella dismorfofobia delirante).
- Intrusione dell’oggetto nell’immagine corporea → Il corpo può essere vissuto come abitato da elementi estranei (microchip, demoni, entità sovrannaturali). Questo accade perché l’oggetto a, anziché essere simbolizzato e reso causa del desiderio, si impone come una presenza reale e incontrollabile.
- Deliri somatici → L’oggetto a può manifestarsi in ipocondrie deliranti, dove il soggetto è convinto di avere un’alterazione fisica irreversibile, spesso vissuta come una punizione o un segno del proprio destino.
Queste esperienze sono particolarmente frequenti nella schizofrenia paranoide, dove il soggetto vive il proprio corpo come invaso, manipolato o modificato da agenti esterni.
2. L’oggetto sguardo: la paranoia e il controllo
L’oggetto sguardo è una delle forme più angoscianti in cui l’oggetto a può manifestarsi nella psicosi. Mentre nella nevrosi lo sguardo può essere causa di desiderio (ad esempio, nell’isteria il soggetto cerca di essere visto), nella psicosi lo sguardo assume una qualità persecutoria e assoluta.
- Deliri di sorveglianza → Il soggetto si sente costantemente osservato e controllato, come se esistesse un potere onnipresente che ne monitora ogni azione. Questo è tipico della paranoia, dove l’oggetto sguardo diventa un persecutore.
- Allucinazioni visive → Il soggetto può “vedere” occhi, ombre o figure minacciose che lo fissano.
- Deliri tecnologici → Il soggetto può credere che telecamere, microchip o onde elettromagnetiche lo tengano sotto osservazione, producendo un’esperienza di violazione assoluta della propria privacy psichica.
L’oggetto sguardo, in questi casi, non è un elemento regolatore del desiderio, ma si manifesta senza mediazione simbolica, portando a una sensazione di angoscia insopportabile.
3. L’oggetto voce: il fenomeno delle allucinazioni uditive
L’oggetto voce, nella psicosi, assume la forma di allucinazioni verbali, spesso vissute come invasive e ineluttabili.
- Voci imperative → Comandi diretti che impongono azioni al soggetto, talvolta spingendolo verso comportamenti estremi (autolesionismo, aggressioni).
- Voci denigratorie o persecutorie → Insulti o commenti sprezzanti sul soggetto, che possono rafforzare una struttura paranoica.
- Voci enigmatiche → Alcuni psicotici sperimentano voci prive di un senso apparente, come se ricevessero messaggi da un Altro insondabile.
Le voci allucinatorie sono uno dei fenomeni centrali nella schizofrenia, dove il soggetto sperimenta una frammentazione della propria identità: le voci possono apparire come provenienti da un Altro assoluto e indiscutibile, impossibile da contrastare con il linguaggio simbolico.
4. L’oggetto anale e la paranoia del controllo
L’oggetto anale, nella psicosi, si manifesta sotto forma di esperienze intrusive legate al controllo del corpo e delle sue funzioni.
- Deliri di manipolazione corporea → Il soggetto può credere che il proprio sistema digestivo sia controllato dall’esterno, o che le proprie funzioni corporee siano soggette a interventi alieni o tecnologici.
- Angoscia legata alla defecazione → In alcune psicosi, l’espulsione delle feci è vissuta come un atto pericoloso, simbolo di perdita di controllo.
- Deliri di invasione rettale → In alcuni casi, il soggetto può credere di essere sottoposto a pratiche intrusive (abusi, esperimenti scientifici segreti).
Questa configurazione dell’oggetto a si trova spesso nella paranoia delirante, dove il soggetto costruisce elaborati sistemi di spiegazione per giustificare le proprie esperienze di invasione.
Conclusione: l’oggetto a come trauma e intrusione
Nella psicosi, l’oggetto a non funziona come mancanza strutturante, ma si manifesta in modo concreto, violento e destabilizzante. A differenza della nevrosi, dove il desiderio è organizzato attorno alla mancanza dell’oggetto, nella psicosi l’oggetto a non è simbolizzato e si impone direttamente nella realtà del soggetto.
Questa mancanza di simbolizzazione porta a una serie di effetti caratteristici:
- Allucinazioni → La voce, lo sguardo, il corpo frammentato diventano esperienze vissute come reali.
- Deliri persecutori → L’oggetto a viene proiettato all’esterno sotto forma di una minaccia onnipresente.
- Esperienze corporee anomale → Il soggetto vive il proprio corpo come invaso o trasformato.
Lacan sottolinea che nella psicosi non c’è un vuoto organizzato simbolicamente attorno all’oggetto a, ma un’irruzione brutale e incontrollata di questo resto reale, che invade il campo dell’esperienza senza alcuna possibilità di regolazione.