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lunedì 14 luglio 2025

L'Isteria oggi: quando il sintomo interroga il desiderio

 

L’isteria non è scomparsa con le donne in crinolina dell’Ottocento. Non è nemmeno una “malattia di genere”, come certi luoghi comuni ancora suggeriscono. L’isteria, nel linguaggio della psicoanalisi, è una struttura soggettiva, un modo specifico di stare nel mondo, di soffrire e di cercare una verità su di sé… chiedendola all’Altro.

Che cos’è oggi l’isteria?

L’isterico contemporaneo non arriva più in seduta con paralisi isteriche o svenimenti. Piuttosto, si presenta con sintomi somatici fluttuanti, crisi d’ansia, sensazioni di vuoto, bisogno costante di approvazione, oppure con un'identità che cambia di continuo. Ma dietro tutto questo, c’è sempre una domanda implicita: “Chi sono per te?”.

È una domanda rivolta all’Altro – che sia il partner, un genitore, un capo, o anche il terapeuta. Il soggetto isterico si mette al posto dell’oggetto del desiderio dell’Altro, vuole piacere, vuole essere riconosciuto… ma senza mai identificarsi completamente con quel posto. C’è sempre una scissione, una tensione, una sfida.

Due esempi clinici

  • Donna, 27 anni, cambia spesso lavoro, relazioni, città. Ha dolori cronici senza cause mediche evidenti. Dice: “Non so mai cosa voglio davvero”. Ogni cambiamento è una nuova scena in cui spera di trovare finalmente la “risposta” a chi è.

  • Uomo, 42 anni, ha attacchi di panico e si sente sempre sotto pressione: “Devo essere perfetto per non essere abbandonato”. Vive nell’ansia di deludere, ma anche nel rancore di non essere mai davvero visto.

In entrambi i casi, il sintomo funziona come un messaggio cifrato: qualcosa che non riesce a essere detto in parole, ma che si scrive nel corpo o nel comportamento.

La posta in gioco: il desiderio

Nel percorso analitico, l’obiettivo non è “aggiustare” il sintomo o trovare una definizione stabile di sé. Al contrario, si tratta di riconoscere quel vuoto strutturale che abita ogni soggetto, quel punto dove non sappiamo chi siamo – e da lì, dare voce al proprio desiderio.

Per Lacan, l’isteria ha un merito enorme: ha inventato la psicoanalisi, proprio perché ha osato porre all’Altro (medico, scienziato, uomo…) la domanda: “Tu che dici che sai, che ne fai del mio corpo e del mio enigma?”

In conclusione

L’isteria contemporanea non è un disturbo da diagnosticare e contenere. È un modo — a volte doloroso, ma vitale — di mantenere aperta la domanda sul desiderio, su chi siamo per l’Altro, e su chi potremmo essere per noi stessi. Non chiede una risposta definitiva, ma uno spazio dove quella domanda possa finalmente respirare.


domenica 27 aprile 2025

Il non-rapporto sessuale e l’amore come supplenza simbolica: articolazioni nella logica del godimento



L'affermazione lacaniana secondo cui “il rapporto sessuale non esiste” (Seminario XX, Encore) indica l’impossibilità di una scrittura che formalizzi una complementarità tra i sessi. Il sessuale non trova corrispondenza in alcun sapere simbolico: la sessualità è originariamente frammentaria e segnata dalla disgiunzione tra i significanti del soggetto.
Il soggetto dell'inconscio, effetto del significante, è costitutivamente separato da un'eventuale armonia naturale. Il linguaggio introduce una mancanza strutturale che impedisce l’instaurarsi di un rapporto fondato su una reciprocità piena.

In questa prospettiva, il desiderio si istituisce come desiderio dell'Altro, secondo l'insegnamento del Seminario XI. Non vi è un oggetto predato naturalmente, ma piuttosto il vuoto di una domanda mai pienamente saturabile.
Il godimento (jouissance), dal canto suo, si presenta come eccedenza rispetto alla catena significante: un impossibile che non si lascia articolare simbolicamente. Lacan lo definisce come “godimento proibito all’essere che parla” (SXX), manifestandosi come una spinta pulsionale sorda alle mediazioni del linguaggio.

In tale configurazione, l’amore si presenta come supplenza. Non sopprime la mancanza del rapporto sessuale, ma tenta di rimediare simbolicamente a questa assenza. L’amore istituisce uno spazio di riconoscimento tra i soggetti, pur sapendo che l’Altro è strutturalmente mancante.
Come recita Lacan:

“Amare è dare ciò che non si ha a qualcuno che non lo vuole” (Seminario VIII).

L’amore, pertanto, è fondato sulla donazione della mancanza stessa, e si inscrive nella logica dell’impossibile.

Un passaggio essenziale, sviluppato nel Seminario XX, precisa che:

“È solo nell’amore che il godimento accondiscende al desiderio.”

Il godimento, generalmente impermeabile al registro simbolico, può — nell’amore — piegarsi alla trama del desiderio, accettando la mediazione della domanda d'amore. Tale “accondiscendenza” non significa eliminazione del godimento, bensì apertura di uno spazio in cui l’eccesso godente si lascia filtrare dal desiderio. L’amore, quindi, istituisce un compromesso simbolico tra l’immediatezza pulsionale del godimento e l’articolazione linguistica del desiderio.

La differenziazione lacaniana tra godimento maschile e femminile rende ulteriormente complessa la questione.
Il godimento maschile, inscritto nella funzione fallica, si struttura come limitato: il soggetto maschile è subordinato alla legge della castrazione, sotto l'egida del Nome-del-Padre, e il suo godimento è circoscritto entro il regime del significante.
Il godimento femminile, al contrario, introduce una dimensione supplementare. Lacan lo designa come un godimento “oltre il fallo”, non tutto riconducibile alla funzione fallica, un godimento senza nome e senza misura, che eccede le possibilità della simbolizzazione. Si tratta di un godimento "Altro", affine all’esperienza mistica.

In entrambi i casi, tuttavia, l’amore funge da operatore simbolico che tenta di articolare l’inarticolabile.
Nella posizione maschile, l’amore può limitare l’eccesso della pulsione fallica; nella posizione femminile, può offrire una rappresentazione simbolica parziale di un godimento altrimenti indicibile.

In conclusione, il non-rapporto sessuale enunciato da Lacan non costituisce un difetto accidentale, ma è la struttura stessa della sessuazione nel campo dell’essere parlante. L’amore si pone come supplenza a questa impossibilità: tenta di mediare tra il desiderio e il godimento, costruendo un legame che non colma la mancanza, ma ne istituisce simbolicamente l'accettazione.

Bibliografia essenziale

  • Lacan, Jacques, Il Seminario. Libro VIII. Il trasferimento (1960-61), Einaudi.
  • Lacan, Jacques, Il Seminario. Libro XI. I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi (1964), Einaudi.
  • Lacan, Jacques, Il Seminario. Libro XX. Ancora (1972-73), Einaudi.
  • Lacan, Jacques, Scritti (1966), Einaudi.

Per un commento introduttivo:

  • Miller, Jacques-Alain, Logiche della vita amorosa (1997), Astrolabio, Roma

martedì 1 aprile 2025

I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi lacaniana


Jacques Lacan, nel Seminario XI "I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi" (1964), sistematizza alcuni dei principi cardine della sua rilettura di Freud. Questi concetti – inconscio, ripetizione, transfert e pulsione – costituiscono il cuore della teoria lacaniana e sono essenziali per la pratica clinica.


1. L’inconscio: una struttura di linguaggio

Lacan riformula l’inconscio freudiano attraverso la linguistica strutturale, sostenendo che "l’inconscio è strutturato come un linguaggio". Questo significa che l’inconscio non è una semplice riserva di contenuti repressi, ma funziona secondo le leggi del significante, del metonimico e del metaforico.

L’inconscio si manifesta nei lapsus, nei sogni e nei sintomi, dove il desiderio del soggetto trova espressione attraverso il gioco dei significanti.

L'inconscio è l'Altro luogo, il discorso che parla attraverso il soggetto e lo determina, senza che egli ne abbia piena consapevolezza.

Lacan distingue tra inconscio freudiano (che può essere interpretato) e inconscio reale (che si sottrae al significato e si manifesta come puro godimento).

L’interpretazione analitica, quindi, non cerca di "rivelare" contenuti nascosti, ma di lavorare sul gioco dei significanti che strutturano il soggetto.


2. La ripetizione: l’insistenza del godimento

Freud aveva individuato nel fenomeno della ripetizione un aspetto inquietante della psiche: il soggetto tende a riprodurre gli stessi schemi di sofferenza, anche quando sembrano contrari al principio di piacere. Lacan riprende questa nozione e la collega al godimento (jouissance).

La ripetizione non è solo memoria o coazione a ripetere, ma un ritorno insistente di un evento traumatico sotto nuove forme.

Si lega al mancato incontro con il reale, l’elemento fuori senso che il soggetto non può assimilare.

Il godimento nella ripetizione non è legato al piacere, ma al troppo di godimento (un eccesso che può essere doloroso).

La clinica psicoanalitica deve interrogare la ripetizione per spostare il soggetto dal circuito del godimento verso l’invenzione di un nuovo rapporto con il desiderio.


3. Il transfert: il desiderio nell’analisi

Il transfert, già formulato da Freud, è il fenomeno per cui il paziente proietta sull’analista affetti e desideri inconsci. Lacan lo riformula come una messa in scena del desiderio all'interno della relazione analitica.

Il transfert non è solo un fenomeno affettivo, ma è strutturato come un discorso.

L’analista assume la posizione di oggetto a, ovvero la causa del desiderio del soggetto.

Il transfert è ambivalente: può essere motore del lavoro analitico, ma può anche diventare un ostacolo se il soggetto si identifica eccessivamente con l’analista.

Per Lacan, il compito dell’analista non è soddisfare il transfert, ma sostenerlo fino al punto in cui il soggetto possa separarsi da esso e riorientare il proprio desiderio.


4. La pulsione: il circuito del godimento

Freud aveva distinto la pulsione dall’istinto: mentre l’istinto ha un obiettivo chiaro, la pulsione segue un percorso circuitale e indiretto, senza un oggetto fisso. Lacan riprende questa distinzione e sviluppa il concetto in relazione al godimento.

La pulsione non mira a un oggetto, ma al proprio circuito (es. la pulsione orale non mira solo al nutrimento, ma al movimento del succhiare).

Esistono quattro pulsioni parziali: orale, anale, scopica (vedere) e invocante (ascoltare).

La pulsione è sempre parziale, poiché il godimento è sempre incompleto e legato alla mancanza.

Lacan mostra che il soggetto non può mai colmare la propria mancanza, ma può costruire un rapporto nuovo con la pulsione, in un modo che non sia totalmente subordinato al godimento.


Conclusione

I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi lacaniana non sono elementi isolati, ma formano un sistema interconnesso. L’inconscio si manifesta attraverso la ripetizione, che si esprime nel transfert, mentre la pulsione struttura il rapporto del soggetto con il godimento.

Questa architettura teorica è fondamentale per la pratica clinica lacaniana, che non mira a "curare" nel senso medico del termine, ma a modificare il rapporto del soggetto con il proprio desiderio e il proprio godimento.



🔍L'Analisi in Lacan

Fare un’ analisi secondo Jacques Lacan non è semplicemente parlare dei propri problemi. È un’esperienza trasformativa, in cui il soggetto ...