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domenica 15 giugno 2025

Il disagio nella famiglia contemporanea

1. Introduzione: famiglia e disagio oggi

Oggi la famiglia è uno degli spazi dove più si manifesta il disagio psichico di bambini e adolescenti. Il cambiamento dei ruoli tradizionali e la perdita di punti di riferimento chiari hanno reso il contesto familiare più fragile e confuso. Spesso si passa da una trasmissione di desideri e valori a un ambiente fatto di attese, pressioni e incomprensioni.

La psicoanalisi lacaniana ci offre una chiave per comprendere queste trasformazioni: tutto ruota attorno al Nome-del-Padre, al significante, e al modo in cui il desiderio si trasmette tra le generazioni.


2. Il declino del Nome-del-Padre

Jacques Lacan, già negli anni ’60, parlava del declino della funzione paterna. Questo non significa l’assenza del padre in senso fisico, ma la crisi della funzione simbolica che introduce la legge, il limite, la separazione.

Spesso oggi:

  • il padre non è più percepito come punto di riferimento simbolico;
  • la madre occupa tutto lo spazio relazionale, parlando anche a nome del padre, ma senza quel terzo che dovrebbe dividere e strutturare.

🧩 Esempio: nelle famiglie dove il padre è fisicamente presente ma non prende posizione simbolica, la madre può diventare troppo presente, troppo coinvolta. Il figlio rischia di diventare il suo unico oggetto d’interesse, impedendo la sua autonomia.


3. Madre desiderante o madre “tutta”

Lacan distingue tra:

  • la madre del desiderio, che lascia spazio al figlio per crescere e separarsi;
  • la madre “tutta”, che gode del figlio e non lo lascia andare.

In quest’ultimo caso, il figlio non trova uno spazio per sé, e può sviluppare sintomi ansiosi, depressivi o comportamenti oppositivi.

🧩 Esempio: un ragazzo in adolescenza che non riesce a uscire di casa, ad avere amici, o a separarsi dalla madre: è come se vivesse ancora dentro un legame simbiotico che non si è mai spezzato.


4. Nuove famiglie, nuove funzioni

Famiglie omogenitoriali, ricostituite, monogenitoriali… Oggi le forme familiari sono molte, ma ciò che conta per lo sviluppo di un soggetto non è la forma, bensì la funzione. Ci deve essere qualcuno che sostenga il limite, che rappresenti la legge, che permetta la separazione.

🧩 Esempio: in una coppia omogenitoriale, se uno dei due genitori sa sostenere la mancanza, il limite, e non invade lo spazio del figlio, può garantire una struttura simbolica efficace.


5. Quando il padre reale prende il posto del simbolico

Quando manca la funzione paterna simbolica, può emergere un padre reale: autoritario, assente, o seduttivo. È ciò che Lacan chiama il padre che gode – non colui che introduce la legge, ma che mette in scena il proprio desiderio senza limite.

🧩 Esempio: padri che fanno a gara con i figli adolescenti, che li trattano da amici o da rivali, che non pongono limiti ma vogliono essere “complici”: questo genera confusione e spesso angoscia.


6. Effetti sul piano educativo e clinico

Tutto ciò si traduce in bambini e ragazzi che:

  • non accettano limiti, ma li cercano in modo disperato;
  • manifestano sintomi come acting out, scoppi di rabbia, o ritiro sociale;
  • si attaccano agli educatori come a figure genitoriali sostitutive.

🧩 Esempio: nei servizi per minori, si incontrano spesso ragazzi che mettono alla prova gli adulti, spingendo i limiti, cercando un "no" che a casa non hanno mai ricevuto.


Conclusione

La psicoanalisi ci insegna che non è la presenza fisica dei genitori a fare la differenza, ma la capacità di occupare certe funzioni simboliche: desiderare il figlio, lasciarlo andare, introdurre il limite, aprire uno spazio di parola.

Solo così si può uscire dalla simbiosi, dalla confusione, e offrire al soggetto una via per esistere nel legame con gli altri, senza perdere se stesso.


📚 Bibliografia essenziale

Opere di Jacques Lacan

  • Seminario XVII: Il rovescio della psicoanalisi
  • Seminario XX: Encore
  • J.-A. Miller, Il posto dell’insegnamento di Lacan nella storia della psicoanalisi
  • M. Recalcati, Il complesso di Telemaco (2007); Le mani della madre (2011)


Per capire davvero cosa succede oggi nelle famiglie, bisogna ascoltare i legami, i desideri, e soprattutto il posto lasciato alla parola e alla separazione.




lunedì 7 aprile 2025

Adolescenza: il soggetto al limite dell’Altro


1. L’adolescente e la crisi del Nome-del-Padre

Con Lacan, l’adolescenza non è una semplice fase biologica o psicosociale, ma un momento strutturale della soggettivazione. L’irruzione della pubertà non è solo un fatto corporeo: è un evento del reale che sconvolge l’economia simbolica costruita nell’infanzia. Il corpo si trasforma, si carica di godimento, e le coordinate familiari non bastano più a reggere l’angoscia che ne deriva.

In questo tempo logico, il soggetto si confronta con il vuoto del significante, con l’assenza di garanzie sull’identità sessuale, sul desiderio, sul legame con l’Altro. È il momento in cui la funzione del Nome-del-Padre – se ha tenuto – può essere rimodulata. Ma spesso, nell’epoca del declino dell’Altro simbolico, il padre è assente o svuotato, e il giovane resta esposto al reale senza mediazione.

L’adolescente si ritrova allora senza istituzione, nel senso profondo: senza luogo simbolico che lo accolga, senza discorso che gli dia posto. Ed è lì che emergono le nuove forme del sintomo, del ritiro, dell’aggressività o dell’adesione a identificazioni immaginarie rigide.


2. L’irruzione del reale e il corpo in questione

La pubertà è l’entrata del corpo nell’ordine del reale. Il godimento lo attraversa senza misura: il giovane lo sente esplodere sotto forma di angoscia, eccitazione, vergogna, attrazione, rifiuto. Il corpo non è più semplice superficie identificabile: diventa luogo opaco, enigma, perturbazione.

Lacan ci insegna che non c’è rapporto sessuale: non esiste formula simbolica che stabilisca in modo pacifico la relazione tra i sessi. Il soggetto adolescenziale si trova allora senza garanzie, in una terra di nessuno in cui deve inventare una modalità propria di stare nel desiderio.

Il rischio è che, in assenza di parola e di Altro, il godimento invada tutto: e allora si passa all’atto, al taglio, all’anoressia, al silenzio, al consumo compulsivo. Il corpo parla dove il simbolico tace.

3. Il sintomo come invenzione soggettiva

Il sintomo non è un disturbo da correggere, ma una soluzione soggettiva. È ciò che permette al giovane di sostenere il proprio desiderio là dove l’Altro è mancante o incoerente. È una scrittura del reale, un modo di “tenersi insieme”.

Nel lavoro educativo e clinico, il sintomo va ascoltato, decifrato, rispettato, non eliminato con la fretta di normalizzare. Il soggetto può iniziare a separarsene solo se trova un luogo dove il sintomo è accolto senza essere subito etichettato. Questo luogo, quando funziona, è l’istituzione come spazio simbolico: scuola, centro educativo, équipe, gruppo.

Ma quando tutto ciò manca, l’adolescente è davvero “senza istituzione”: consegnato al godimento puro o alle sue caricature ideologiche.


4. Fare istituzione: minima, mobile, transferale

Fare istituzione non vuol dire solo gestire strutture, ma occupare simbolicamente un posto nell’Altro. Una funzione educativa o terapeutica è efficace quando funge da punto di riferimento desiderante, non normativo, capace di sostenere la parola del soggetto senza riempirne il vuoto.

Nei contesti attuali – scolastici, educativi, comunitari – è spesso necessario fare istituzione minima: anche un piccolo gruppo, una presenza costante, un laboratorio, possono diventare luoghi in cui si struttura un transfert e si riapre il legame.

Là dove si lavora con soggetti “fuori discorso” (disabilità, marginalità, migrazione, fallimento scolastico), il compito è creare uno spazio dove il soggetto possa esistere come tale, anche con la sua opacità, anche con il suo rifiuto.


5. L’educatore come operatore del desiderio

L’educatore, nell’ottica lacaniana, non è colui che sa, ma colui che sostiene una mancanza senza cederla al sapere. È chi tiene aperta la questione del desiderio. In questo senso, educare in adolescenza non significa trasmettere un contenuto, ma accompagnare l’invenzione soggettiva di un modo di stare nel mondo.

È necessario rinunciare all’ideale, al mito della “presa in carico” totale. L’adolescente ha bisogno che qualcuno regga la sua domanda anche quando non la formula, anche quando la trasforma in sintomo o aggressività. L’educatore non interpreta, ma offre una presenza simbolica, una costanza, un desiderio.

Conclusione. Adolescenza come soglia: tra perdita e invenzione

L’adolescenza è una soglia strutturale. È il momento in cui il soggetto è più vicino al reale della mancanza, e dunque anche più esposto alla possibilità di inventare qualcosa di proprio.

Lacan ci invita a non avere fretta: sostenere l’enigma, accompagnare la traversata, lasciare tempo alla parola. In un mondo che chiede prestazione e adattamento, l’adolescente chiede spazio per diventare soggetto. Anche se non lo dice.


🔍L'Analisi in Lacan

Fare un’ analisi secondo Jacques Lacan non è semplicemente parlare dei propri problemi. È un’esperienza trasformativa, in cui il soggetto ...