mercoledì 5 novembre 2025

Psicoanalisi e teoria della conoscenza

Vortice


1. La posizione di Lacan: una scienza rigorosa ma diversa dalle scienze naturali

Lacan riteneva che la psicoanalisi dovesse emanciparsi sia dalla psicologia empirica sia dalla filosofia umanistica, per diventare una scienza autonoma del linguaggio e del desiderio.
Non voleva fare della psicoanalisi una scienza “dura”, ma una scienza del soggetto dell’inconscio, cioè di ciò che la scienza moderna esclude (l’effetto del linguaggio sul corpo).

Per lui, la psicoanalisi era una “scienza del reale”, rigorosa come la matematica, ma centrata su un altro oggetto.
Questa idea rimane coerente internamente al suo sistema teorico, ma non è stata accettata da tutti.


2. Le riserve del mondo scientifico

Dal punto di vista delle scienze naturali o cognitive, la psicoanalisi non è considerata una scienza, perché non produce dati replicabili né verificabili sperimentalmente.
Il criterio popperiano di falsificabilità non si applica al discorso analitico.
Per i neuroscienziati o gli psicologi sperimentali, dunque, la psicoanalisi resta una disciplina interpretativa o clinica, non scientifica.

Molti ritengono che il linguaggio di Lacan, altamente simbolico e formalizzato, sia troppo distante dai metodi empirici per poter essere definito scientifico.


3. Le divisioni interne alla psicoanalisi

Anche dentro il mondo psicoanalitico le posizioni divergono:

  • Gli eredi lacaniani (soprattutto della Scuola di Miller, Milner, Badiou, Recalcati in parte) difendono l’idea che la psicoanalisi sia una scienza logica del soggetto.
    La sua scientificità non starebbe nella verifica empirica, ma nella coerenza formale del suo discorso e nella ripetibilità del dispositivo clinico (il transfert, l’interpretazione, il sintomo).

  • I freudiani classici e molti kleiniani preferiscono parlare di “disciplina clinica fondata sull’esperienza”, non di scienza.
    Sottolineano che il cuore dell’analisi è la relazione umana e non una struttura logica astratta.

  • Gli psicologi del sé o gli analisti relazionali (soprattutto nel mondo anglosassone) rifiutano quasi del tutto l’idea di scientificità lacaniana: per loro, la psicoanalisi è una forma di ermeneutica clinica, un modo di comprendere le narrazioni del soggetto.


4. Le letture filosofiche contemporanee

Diversi filosofi, però, hanno preso sul serio la proposta di Lacan:

  • Alain Badiou e Jean-Claude Milner parlano della psicoanalisi come di una scienza del reale, una scienza che non elimina il soggetto ma lo produce come effetto di sapere.
  • Slavoj Žižek la difende come “contro-scienza”: una disciplina che mostra il limite interno di ogni sapere totalizzante.
  • Al contrario, Paul Ricoeur e Habermas la leggono come ermeneutica del sé, non come scienza logica.

Dunque, nella filosofia contemporanea la posizione di Lacan è apprezzata ma non universalmente accettata: è considerata una sfida ai confini della scienza, non un modello consolidato.


5. Una scienza “altra”

In sintesi, la maggioranza del mondo scientifico non riconosce la psicoanalisi come scienza nel senso stretto, mentre il mondo lacaniano la rivendica come una scienza “altra”, che usa la logica per trattare ciò che le altre scienze escludono: il desiderio, il sintomo, il reale.
È quindi una scienza in senso proprio solo all’interno del suo paradigma.

Come dice Lacan nel Seminario XI:

“La psicoanalisi è la scienza di ciò che la scienza rifiuta: il soggetto.”


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