lunedì 24 novembre 2025

La seduta a tempo variabile secondo Lacan


La seduta a tempo variabile è una delle innovazioni più radicali introdotte da Lacan nella pratica psicoanalitica. Non si tratta di un artificio tecnico né di un vezzo stilistico, ma di un modo diverso di pensare il tempo dell’inconscio: un tempo fatto di tagli, di scarti, di momenti improvvisi in cui qualcosa si apre.

Un tempo che non coincide con l’orologio

La psicoanalisi classica aveva stabilito un formato stabile: circa 45-50 minuti per ogni seduta.
Lacan rompe questa regola perché ritiene che il vero tempo dell’analisi non sia cronologico, ma logico: ciò che conta è il punto in cui qualcosa del soggetto si presenta, non il minutaggio.

Per questo le sue sedute possono durare dieci minuti o quaranta: il criterio è la comparsa di un significante che merita di essere isolato.

Il taglio come atto

La seduta lacaniana non termina “perché il tempo è finito”, ma perché compare un punto di verità.
Il taglio è l’atto che fa risuonare quell’emergenza. Funziona come una punteggiatura: interrompe per far ascoltare meglio.
Non chiude, apre.
Il lavoro analitico continua fuori dalla seduta, come un nodo che insiste, che costringe a pensare.

Contro la chiacchiera

L’idea di Lacan è semplice e radicale: il discorso dell’analizzando spesso si adagia, si ripete, si prolunga inutilmente. La seduta lunga può diventare uno spazio di galleggiamento, dove l’inconscio si ritira e l’Io parla per inerzia.
Il tempo variabile mira invece a catturare l’istante di verità, evitando che venga assorbito dal flusso della parola.

Un dispositivo che responsabilizza

L’imprevedibilità del taglio ha anche un effetto etico: toglie al soggetto la sicurezza del tempo programmato.
Non sa quando la seduta finirà: deve rischiare qualcosa della sua parola.
Il taglio diventa così un gesto che rimette il soggetto davanti al proprio desiderio, senza protezioni.

Una pratica fraintesa

La seduta variabile ha suscitato critiche, soprattutto negli ambienti IPA: “non è standard”, “è troppo breve”, “è potenzialmente abusiva”.
Lacan rispondeva che il tempo della cura non è una tariffa, ma una logica.
Il taglio non serve a fare più sedute, ma a farne di migliori: più dense, più incisive, meno anestetizzanti.

Un tempo diverso

Nel mondo accelerato di oggi, dove tutto viene misurato e ottimizzato, la seduta a tempo variabile rimane una provocazione: introduce un tempo non produttivo, un tempo che non si lascia cronometrare.
È il tempo dell’inconscio, che non coincide con quello del calendario né con quello del lavoro.
È il tempo in cui può accadere qualcosa.


Bibliografia essenziale

J. Lacan, Scritti, Einaudi.

J. Lacan, Il Seminario, Libro XI. I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi, Einaudi.

J. Lacan, Il Seminario, Libro I. Gli scritti tecnici di Freud, Einaudi.

J.-A. Miller,  Introduzione alla clinica lacaniana,  Astrolabio.



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