giovedì 12 giugno 2025

La famiglia contemporanea nella prospettiva lacaniana: tra sintomo, desiderio e funzione simbolica


Introduzione

Nel contesto attuale, la famiglia si presenta come un crocevia instabile di configurazioni relazionali, pressioni sociali e discorsi normativi. Di fronte alla moltiplicazione dei modelli familiari — monogenitoriali, omogenitoriali, migranti, ricomposti — l’approccio lacaniano offre una lettura non normativa, centrata non sulla forma della famiglia ma sulla sua funzione simbolica. Lungi dall’essere un residuo teorico del Novecento, il pensiero di Jacques Lacan fornisce strumenti ancora potenti per leggere la soggettivazione contemporanea, soprattutto laddove il discorso educativo e clinico si confronta con il disagio infantile e adolescenziale.


1.Famiglia e funzione del Nome-del-Padre

Per Lacan, la famiglia è il luogo primario di strutturazione del soggetto. La funzione del Nome-del-Padre non coincide con la figura paterna reale, ma designa un operatore simbolico che introduce il bambino nel campo del desiderio e del linguaggio, separandolo dall’immersione immaginaria nella relazione duale con la madre:

“Il Nome-del-Padre è il significante che fonda la legge come tale, e che essa stessa in quanto tale si rappresenta” (Lacan, 1957-58, Il Seminario. Libro V).

La crisi contemporanea del Nome-del-Padre, legata alla fragilizzazione dei legami simbolici, produce costellazioni familiari in cui i ruoli generazionali si sfumano: padri in posizione di minoranza simbolica, madri sovrainvestite, e figli portatori di un sintomo che non appartiene solo a loro, ma all’intero sistema familiare.

Esempio clinico : un bambino manifesta rifiuto scolastico e sintomi ansiosi in seguito alla separazione dei genitori. L’intervento lacaniano non mira a “curare” il sintomo in senso diretto, ma a leggerlo come formulazione soggettiva di un non-detto materno, espressione di una solitudine impossibile da nominare.


2.Il soggetto diviso e il desiderio dell’Altro

La soggettivazione, per Lacan, nasce nell’incontro con il desiderio dell’Altro. Il bambino si costruisce nella risposta alla domanda materna implicita: “Cosa sono per te?”. In assenza di una funzione simbolica che limiti tale domanda, il bambino può diventare oggetto fantasmatico del desiderio altrui, subendo un'alienazione soggettiva profonda.

“Il desiderio dell’uomo è il desiderio dell’Altro” (Lacan, 1958, Seminario VI).

Famiglie in cui la separazione soggettiva non è avvenuta, o in cui uno dei membri è trattenuto in una funzione riparativa o pacificante, tendono a produrre sintomi che incarnano questo eccesso di senso.

Esempio clinico: un adolescente svolge il ruolo di mediatore tra i genitori separati. Il lavoro educativo non si limita a “rafforzarne la resilienza”, ma si orienta verso la disidentificazione dalla funzione immaginaria, restituendo al soggetto lo spazio per non essere ciò che gli altri vogliono.


3.Il sintomo come prodotto della struttura familiare

Il sintomo, in una lettura lacaniana, non è mai solo individuale. Esso si colloca spesso nel figlio come “sintomo della coppia”, ovvero come elemento che mantiene in vita un legame o ne denuncia l’inconsistenza.

“Il bambino è preso nella funzione di oggetto a per il desiderio dei genitori” (Lacan, 1967, Proposta del 9 ottobre).

In particolare, nelle famiglie ricomposte o in transizione, il sintomo può esprimere tensioni non simbolizzate tra i membri.

Esempio clinico: un ragazzo si autolesiona nel contesto di una nuova convivenza con la compagna del padre. Il suo gesto diventa iscrizione corporea di un’impossibilità a scegliere tra due fedeltà contrapposte. Il sintomo qui nomina una divisione, laddove il discorso familiare resta silenzioso.


4.L’équipe come luogo di non-sapere

L’intervento educativo o psicologico ispirato al pensiero lacaniano non si fonda sull’applicazione di tecniche risolutive, ma sull’ascolto del soggetto e del suo sintomo come traccia di una verità. L’équipe non si pone come detentrice di sapere, ma come luogo di ospitalità dell’enigma.

“Il sapere non è mai tutto. L’inconscio non è qualcosa da interpretare una volta per tutte, ma da far parlare” (Lacan, 1977, Seminario XX).

  • L’educatore assume una posizione di presenza non intrusiva, sostenendo il tempo soggettivo dell’elaborazione.
  • Lo psicologo non interpreta in modo diretto, ma facilita il passaggio dalla sofferenza passiva alla possibilità di assumere il sintomo.
  • Tutti i membri dell’équipe si confrontano con l’idea che il sapere non può essere posseduto, ma solo evocato.


5. Nuove configurazioni familiari e discorsi sociali

Nel mondo contemporaneo, le famiglie si articolano in forme plurali, e non sempre si basano su un triangolo edipico. Tuttavia, ciò che resta fondamentale per la soggettivazione è la possibilità che vi sia una mediazione simbolica: un ordine che separi, nomini, strutturi.

In molte famiglie migranti, ad esempio, o in contesti religiosi fortemente normativi, il discorso dell’Altro si presenta sotto forma di identificazioni rigide o regole impositive. In altri casi, il discorso neoliberale si sostituisce al Nome-del-Padre con un invito a essere “performanti”, “adattati”, “flessibili”.


           “Il Nome‑del‑Padre è il significante della                 mancanza dell’Altro" (Seminario XI,                       1964)



L’approccio lacaniano non impone nuovi modelli, ma mira a riaprire lo spazio della domanda soggettiva, contro ogni discorso totalizzante.


Conclusione

In un tempo in cui la famiglia appare attraversata da incertezze simboliche e da sintomi che si manifestano sempre più precocemente nei bambini e negli adolescenti, la prospettiva lacaniana rappresenta un invito a non chiudere troppo presto il senso. Non si tratta di ripristinare un ordine perduto, ma di creare le condizioni affinché nel soggetto si apra un margine di libertà, dove il sintomo possa trasformarsi in parola, e la famiglia possa diventare — pur nelle sue nuove forme — un luogo di separazione e desiderio, e non solo di bisogno e identificazione.


Bibliografia essenziale

  • Lacan, J. (1957-58). Il Seminario. Libro V. Le formazioni dell’inconscio. Torino: Einaudi.
  • Lacan, J. (1958). Il Seminario. Libro VI. Il desiderio e la sua interpretazione. Inedito in italiano, disponibile in traduzioni parziali.
  • Lacan, J. (1967). Proposta del 9 ottobre 1967 sullo psicoanalista della scuola, in Scritti. Torino: Einaudi, 1974.
  • Lacan, J. (1972-73). Il Seminario. Libro XX. Ancora. Torino: Einaudi, 2001.
  • Mannoni, M. (1964). Il bambino, il suo “insegnante” e la psicoanalista. Torino: Einaudi, 1976.
  • Dolto, F. (1985). L'immagine inconscia del corpo. Milano: Raffaello Cortina 1997

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