mercoledì 3 settembre 2025

Psicopatia: una lettura psicoanalitica integrata

La psicopatia è una struttura soggettiva complessa, caratterizzata da comportamenti antisociali, manipolazione e assenza di rimorso, pur mostrando spesso un adattamento apparente alla realtà. Dal punto di vista clinico, il DSM-5 la colloca nel disturbo antisociale di personalità, con criteri come inosservanza delle regole, impulsività e mancanza di empatia. La psicologia dinamica, con autori come Kernberg, e strumenti come la PCL-R di Hare, consentono di osservare la forza dell’Io, le relazioni strumentali, l’aggressività e i tratti psicopatici, integrando la valutazione comportamentale con la comprensione dei meccanismi soggettivi senza alterarne la struttura profonda.


Contributo lacaniano

Dal punto di vista psicoanalitico lacaniano, la psicopatia si distingue per un rapporto debole o assente con il Nome-del-Padre, simbolo della legge e della mediazione del desiderio. Il soggetto psicopatico non interiorizza il limite, agendo direttamente sul mondo e trasgredendo senza mediazione simbolica.

Il godimento (jouissance) è centrato sul dominio e sulla manipolazione dell’Altro, a differenza del pervertito che gioca con la legge simbolica.

Esempio clinico: un manager che guida il suo team convincendolo a seguirlo senza considerare i bisogni dei membri, traendo piacere dal controllo esercitato. Esteriormente appare competente e funzionante, ma il godimento resta centrato sul dominio, non sulla relazione simbolica.

Autori post-lacaniani come Jacques-Alain Miller collocano la psicopatia nella psicosi ordinaria, in cui il contatto con la realtà è presente, ma le fragilità simboliche rendono instabili le relazioni e centrato il godimento sul potere.


Terapia e riabilitazione

L’approccio psicoanalitico non mira a “curare” la psicopatia, ma a instaurare una relazione simbolica: rafforzare il legame con la legge simbolica, osservare e modulare il godimento centrato sul dominio e guidare la relazione con l’Altro. L’obiettivo è creare uno spazio simbolico in cui il soggetto possa confrontarsi con limiti e regole, pur senza modificare la struttura profonda.


Sintesi e conclusione 

La psicopatia combina diversi livelli di comprensione:

DSM-5, psicologia dinamica e PCL-R di Hare descrivono criteri, comportamenti e tratti psicopatici;

Lacan e la psicoanalisi post-lacaniana spiegano la fragilità simbolica, il godimento centrato sul dominio e il rapporto con il Nome-del-Padre.

In chiave lacaniana, la psicopatia evidenzia che il soggetto può funzionare nella realtà senza essere totalmente simbolizzato, mostrando come il godimento e il contatto con la legge simbolica possano restare in tensione. La pratica clinica si concentra dunque sul rapporto con il simbolico, sull’instaurazione di limiti percepiti e sulla modulazione del godimento, più che sulla trasformazione della struttura stessa. La psicopatia diventa così un caso paradigmatico per comprendere le tensioni tra realtà, simbolico e godimento nell’esperienza umana, offrendo una lettura della soggettività che integra diagnosi, osservazione comportamentale e interpretazione psicoanalitica.



Bibliografia essenziale

Lacan, J. (1955-1956). Le Séminaire, Livre III: Les psychoses. Paris: Seuil.

Miller, J.-A. (2018). La psychose ordinaire: La convention d'Antibes. Paris: Navarin.

American Psychiatric Association (2013). DSM-5. Arlington, VA: APA.

Hare, R.D. (2003). Manual for the Revised Psychopathy Checklist (PCL-R). Toronto: Multi-Health Systems.

Kernberg, O.F. (2016). The Treatment of Patients with Borderline Personality Organization and Psychopathy. New York: Routledge.





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