Abstract
Lacan sostiene che "Dio è inconscio", intendendo che la funzione divina è iscritta nel discorso del soggetto, come garanzia simbolica, legge, o sapere assoluto. Questo articolo esplora come tale funzione si manifesti clinicamente, anche nei soggetti atei, e come l'attraversamento della funzione-Dio sia un momento chiave nella cura analitica. Il testo integra riferimenti teorici, esempi clinici e situazioni educative, offrendo uno sguardo concreto sul modo in cui la psicoanalisi lacaniana affronta la questione dell'ateismo. Viene inoltre approfondita la distinzione tra ateismo soggettivo e ateismo clinico, mostrando le implicazioni etiche di tale distinzione nella pratica psicoanalitica contemporanea.
1. Introduzione
La famosa frase di Lacan “Dio è inconscio” (Lacan, 1974) non va intesa come un'affermazione teologica, ma come l'indicazione che nel discorso dell'inconscio vi è una funzione che funge da garante simbolico, sostegno dell'ordine del senso. Non si tratta tanto della fede religiosa, quanto della funzione che Dio assume nel discorso del soggetto: legge, sapere, amore assoluto, giudizio morale, ecc. Il "Dio" lacaniano è un Nome-del-Padre, un significante che chiude il senso, lo garantisce. Anche l'ateismo è, dunque, un fenomeno clinico: può essere un attraversamento oppure una nuova forma di assolutismo, camuffata da negazione.
Nell'epoca contemporanea, in cui l'Altro simbolico si mostra spesso in crisi, il ritorno di forme religiose fondamentaliste, oppure di nuove forme di religiosità laiche (scienza assoluta, giustizia integrale, amore puro), mostra quanto la funzione-Dio sia resiliente nella soggettività.
2. La funzione-Dio nell'inconscio
Nel Seminario III Lacan introduce la nozione di Nome-del-Padre come significante che introduce la legge nel desiderio (Lacan, 1956). Questo significante struttura l'inconscio e la posizione del soggetto rispetto all'Altro. Quando questo significante è troppo rigido o viene forcluso, emergono le psicosi o forme di assolutismo simbolico.
La funzione-Dio è una delle forme che il Nome-del-Padre può assumere: Dio come Sapere, come Legge, come Amore totale, come Giudice. Essa si rende visibile in vari quadri clinici, e anche nel campo educativo e sociale. L’analisi può produrre un attraversamento di questa funzione, che Lacan descrive come l’assunzione della mancanza nell’Altro (Lacan, 1972-73).
Nel Seminario XX, Lacan distingue il godimento fallico, ancorato al senso, da un godimento che sfugge alla funzione del Nome-del-Padre. In questo senso, l'ateismo clinico non consiste semplicemente nel rifiuto di Dio, ma nel collocarsi in un discorso che non necessita più di un garante assoluto del senso, accettando l'assenza di garanzia nell'Altro.
3. Casi clinici: la funzione-Dio in atto
3.1 M.: il Dio-sapere assoluto
M., 28 anni, ingegnere ateo, si presenta per ansia e vuoto esistenziale. Nel suo discorso appare un attaccamento totalizzante al sapere scientifico, che considera l'unica fonte di verità. Ogni errore lo paralizza, ogni incertezza lo disorienta. Il suo "Dio" è un Altro che sa tutto, infallibile, che esige prestazione e controllo. La clinica lavora sulla decostruzione di questa idealizzazione del sapere: attraverso il fallimento del sapere assoluto emerge la possibilità di desiderare senza garanzie.
Durante il percorso, M. sogna una macchina perfetta che però si inceppa a causa di un filo invisibile: quel filo è il suo desiderio, escluso dal discorso ingegneristico. L’analisi lavora sul riconoscimento di questa presenza perturbante e sul suo valore simbolico.
3.2 A.: il Dio-amore totalizzante
A. è madre di un bambino con disabilità. Vive il suo ruolo come missione assoluta: deve amare senza limiti, senza errori. La colpa la travolge se prova stanchezza o ambivalenza. Il suo "Dio" è un Altro che la chiama a essere madre perfetta. L’analisi, qui, lavora sulla separazione simbolica: A. può accettare che l'amore includa mancanza, desiderio, frustrazione. Non è Dio, è soggetto diviso.
In un sogno ricorrente, A. si vede vestita da infermiera in una chiesa vuota. Nessuno arriva, e lei si dispera. Questo sogno mostra il legame tra servizio e sacralità, ma anche la sua solitudine. L’interpretazione rompe il circuito del dovere e apre la possibilità di un desiderio proprio.
3.3 G.: il Dio-giudice morale
G. è attivista politico con una visione etica inflessibile. Ogni deviazione dalla "giustizia" va punita. Il suo Altro è un Dio giudicante, che comanda una legge senza ambiguità. La clinica rivela il godimento nell'indignazione, nel giudicare. L’analisi permette di mettere in discussione il rapporto al giudizio, e apre a un'eticità più umana, non totalitaria.
Un episodio chiave accade quando G. confessa di provare sollievo quando un collega viene escluso da un progetto: è la prima volta che ammette il suo godimento. Da quel momento, il discorso cambia: comincia a interrogare la sua posizione soggettiva, piuttosto che sostenere un Altro infallibile.
4. Attraversamento della funzione-Dio
4.1 La mancanza nell’Altro
Lacan, nel Seminario XX, afferma che l’Altro “non è tutto”. Non c'è garanzia finale, sapere assoluto, legge perfetta. L’attraversamento della funzione-Dio è l'assunzione di questa mancanza: non esiste un significante che chiuda il senso del mondo. Questo permette l'emergere del soggetto del desiderio, non più garantito da un Altro onnipotente.
4.2 Il sinthomo: una nuova ancoraggio
Nel Seminario XXIII, Lacan introduce il concetto di sinthome, come nodo singolare tra Reale, Simbolico e Immaginario. Dopo l’attraversamento della funzione-Dio, il soggetto può scrivere la propria maniera di tenersi nel mondo, senza ricorrere a garanzie totali. M. si dedica a un progetto creativo che integra sapere e desiderio. A. riorganizza la propria maternità attorno a un desiderio vivibile. G. apre un nuovo spazio etico fondato sull'ascolto.
5. Educazione e funzione-Dio: una breve nota
In ambito educativo, la funzione-Dio si manifesta come idealizzazione dell'educatore, o come dovere assoluto verso l'Altro fragile. In un gruppo educativo con soggetti disabili, si è osservata la tendenza dell'équipe a farsi garante assoluto della coerenza simbolica del gruppo. Solo il lavoro sul limite e sull'assunzione del desiderio personale ha permesso la nascita di un luogo simbolico ospitale, non totalitario.
Al contempo, l’educatore può proiettare sull’Altro (l'utente) una funzione-Dio negativa: onnipotente nella sua sofferenza, impossibile da soddisfare. In questo senso, l’attraversamento passa anche attraverso l’accettazione della mancanza nell’Altro disabile, della sua parziale indifferenza al nostro investimento.
Conclusione
"Dio è inconscio" significa che Dio, o meglio la sua funzione, è nel discorso del soggetto. L’ateismo clinico è il processo attraverso cui il soggetto attraversa questa funzione, accetta la mancanza, rinuncia al sapere assoluto e scrive il proprio sinthome. Non è una negazione, è un riposizionamento etico e simbolico. Il compito dell'analisi non è distruggere Dio, ma mostrare la sua funzione simbolica e aprire il soggetto alla mancanza costitutiva, condizione per un'etica del desiderio.
Bibliografia
- Lacan, J. (1956). Il Seminario III: Le psicosi. Torino: Einaudi.
- Lacan, J. (1964). Il Seminario XI: I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi. Torino: Einaudi.
- Lacan, J. (1972-73). Il Seminario XX: Ancora. Torino: Einaudi.
- Lacan, J. (1975-76). Il Seminario XXIII: Il sinthomo. Roma: Astrolabio.
- Lacan, J. (1974). Conferenza a Roma: "Discorso agli italiani" (parafrasi).