mercoledì 2 aprile 2025

Declinazioni dell’Oggetto a nella Nevrosi


Nella nevrosi, l’oggetto a mantiene la sua funzione di causa del desiderio, ma si configura secondo modalità che variano a seconda della struttura nevrotica: isterica, ossessiva e fobica. Ogni struttura sviluppa una specifica modalità di rapporto con la mancanza e con il desiderio, che si declina attraverso le differenti forme dell’oggetto a.


1. L’oggetto a nell’isteria: il desiderio insoddisfatto

L’isterica è caratterizzata da una continua tensione tra il desiderio e la sua impossibilità di soddisfazione. L’oggetto a è sempre in fuga, mantenendo vivo il desiderio senza mai poterlo colmare.

L’oggetto sguardo: l’isterica cerca lo sguardo dell’Altro per ottenere riconoscimento, ma allo stesso tempo lo rifiuta. Desidera essere desiderata, ma non posseduta. Lo sguardo è ciò che la costituisce, ma anche ciò da cui fugge.

L’oggetto voce: la voce può essere usata per affascinare o per protestare, assumendo spesso una funzione di denuncia dell’ingiustizia o della mancanza nell’Altro. Il sintomo isterico può manifestarsi nella voce stessa (mutismo, disfonie, sintomi conversivi legati alla parola).

L’oggetto seno: spesso l’isterica è in una posizione di domanda insoddisfatta, oscillando tra bisogno e rifiuto dell’Altro. Il corpo può diventare il teatro del sintomo, esprimendo la mancanza attraverso disturbi psicosomatici, svenimenti o sintomi di conversione.

L’isterica mantiene il desiderio in tensione, ma si sottrae al godimento, mantenendo l’oggetto a sempre un passo più in là.

2. L’oggetto a nella nevrosi ossessiva: il controllo dell’oggetto

L’ossessivo ha un rapporto con l’oggetto a marcato dal tentativo di padroneggiarlo per evitare l’angoscia della mancanza. Se l’isterica cerca di mantenere vivo il desiderio, l’ossessivo cerca di neutralizzarlo.

L’oggetto sguardo: l’ossessivo teme di essere visto nella sua mancanza, per cui tende a evitare lo sguardo dell’Altro o a rifugiarsi in una posizione di invisibilità. Può sviluppare rituali di controllo per evitare di essere colto nel suo desiderio.

L’oggetto voce: l’ossessivo può avere un rapporto tormentato con il linguaggio, con pensieri ripetitivi e dubbi infiniti che lo paralizzano. La voce interiore può essere invasa da un rimuginio senza fine.

L’oggetto anale: è forse il più caratteristico nella nevrosi ossessiva, in quanto l’ossessivo ha un rapporto con il trattenere e il rilasciare. Questo si esprime nel controllo, nell’accumulo, nel rifiuto di cedere qualcosa di sé. Il denaro, il tempo, le parole sono oggetti trattenuti, accumulati o regolati rigidamente.

L’ossessivo cerca di fissare l’oggetto a in una forma controllabile, ma proprio questo tentativo lo porta a essere invischiato in un circuito senza via d’uscita.


3. L’oggetto a nella fobia: la gestione dell’angoscia

Nella fobia, l’oggetto a si manifesta come un oggetto fobico che funge da difesa contro l’angoscia. A differenza dell’isterica, che desidera un oggetto irraggiungibile, e dell’ossessivo, che vuole controllarlo, il fobico sposta l’angoscia sull’oggetto per poterla localizzare.

L’oggetto sguardo: il fobico teme lo sguardo dell’Altro e cerca di proteggersi dall’esposizione. L’angoscia può essere spostata su un oggetto concreto (un animale, un luogo, una situazione), che diventa il rappresentante della minaccia.

L’oggetto voce: può essere associato all’angoscia della parola, con balbuzie o mutismi selettivi che emergono in situazioni di esposizione.

L’oggetto seno: la fobia può legarsi a una difficoltà nel separarsi dall’Altro primario, con angosce legate alla perdita di un punto di riferimento. L’oggetto fobico diventa allora un sostituto che permette di gestire questa separazione.

L’oggetto fobico ha una funzione di mediazione tra il soggetto e l’angoscia, diventando una sorta di punto di ancoraggio che permette di controllare il panico.


Conclusione

L’oggetto a, nella nevrosi, assume forme diverse a seconda della modalità con cui il soggetto si rapporta al desiderio e alla mancanza. L’isterico lo mantiene in fuga per tenere vivo il desiderio, l’ossessivo cerca di padroneggiarlo per non essere travolto dall’angoscia, il fobico lo localizza in un oggetto concreto per renderlo gestibile. In tutti i casi, però, l’oggetto a resta il motore inconscio della soggettività, organizzando il rapporto del soggetto con il proprio desiderio e con l’Altro.



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