Nella perversione, l’oggetto a assume una funzione centrale e specifica: mentre nella nevrosi è causa del desiderio, nella perversione diventa strumento di godimento. Il perverso si distingue dal nevrotico perché non si confronta con la mancanza e il desiderio nel modo classico, ma cerca di impossessarsi direttamente dell’oggetto a, facendolo funzionare come un mezzo per il suo godimento.
Se nella nevrosi il soggetto è attraversato dalla castrazione simbolica, che lo costringe a mediare il proprio desiderio attraverso la mancanza, nella perversione c’è un tentativo di negare o aggirare la castrazione, mettendosi in una posizione di strumento o agente del godimento dell’Altro.
1. L’oggetto seno nella perversione: l’eccesso di nutrimento o il rifiuto assoluto
L’oggetto seno, legato alla dimensione orale, può manifestarsi nella perversione in due modalità opposte:
L’incorporazione eccessiva: il perverso può assumere l’oggetto seno come fonte di godimento illimitato, nella forma di una dipendenza estrema dal cibo, dalla droga, dall’alcol o da pratiche legate all’assorbimento orale (feticismo legato al contatto con fluidi, per esempio).
Il rifiuto dell’oggetto seno: in altre forme perverse, il seno può essere rigettato come elemento di dipendenza, con pratiche che implicano il controllo assoluto sul bisogno (forme di ascetismo estremo, sadismo legato alla privazione).
2. L’oggetto anale nella perversione: il dominio e la sottomissione (continua)
Nella perversione, l’oggetto anale è legato alla gestione del godimento attraverso il potere e il controllo.
Il dominio → In forme di perversione sadica, il soggetto usa l’oggetto anale come mezzo per controllare il godimento dell’Altro. Questo può esprimersi attraverso pratiche di umiliazione, degradazione, o feticismo legato alla sporcizia e al trattenimento. Qui la questione non è solo il piacere sessuale, ma il controllo assoluto dell’oggetto a, che viene utilizzato per regolare la relazione con il desiderio.
La sottomissione → Nel masochismo, invece, l’oggetto anale può essere implicato nel piacere di essere ridotto a scarto, a oggetto dell’Altro. Tuttavia, il masochista non è semplicemente vittima: organizza una scena in cui impone all’Altro la sua posizione di godimento, strutturando rigidamente la propria esperienza di sottomissione.
L’oggetto anale nella perversione è quindi legato alla dimensione del potere e della regolazione del godimento, in cui il soggetto cerca di occupare una posizione attiva nella gestione dell’Altro e del suo desiderio.
3. L’oggetto sguardo nella perversione: voyeurismo ed esibizionismo
L’oggetto sguardo è centrale nella perversione, poiché rappresenta il godimento nella visione e nell’essere visti.
Il voyeurismo → Il voyeur cerca il godimento attraverso lo sguardo, posizionandosi come spettatore di una scena di godimento altrui. Tuttavia, ciò che lo eccita non è solo il vedere, ma l’elemento di trasgressione e proibizione: il godimento è possibile perché si guarda ciò che non si dovrebbe vedere.
L’esibizionismo → L’esibizionista, al contrario, organizza il proprio godimento attorno all’essere guardato. Tuttavia, non è un semplice desiderio di attenzione: l’esibizionista si pone in una posizione in cui sfida l’Altro, mettendolo nella condizione di essere testimone di un godimento imposto.
Il feticismo dello sguardo → Alcune forme di feticismo si strutturano attorno all’oggetto sguardo, come nel caso di chi trova godimento solo in immagini particolari (piedi, tessuti, oggetti specifici). In questi casi, il soggetto cerca di fissare il godimento in un’immagine, evitando il rischio della mancanza.
In tutti questi casi, l’oggetto sguardo è utilizzato per negare la castrazione, ossia per sostenere un’illusione di godimento completo che aggira la mancanza simbolica.
4. L’oggetto voce nella perversione: il comando e l’invocazione
L’oggetto voce, nella perversione, assume due forme principali:
La voce come comando → Il perverso può trovare godimento nell’uso della voce per imporre il godimento all’Altro. Questo si manifesta, ad esempio, nel tono autoritario di alcuni sadici o in dinamiche in cui il comando stesso diventa fonte di piacere.
La voce come invocazione → In altre forme perverse, la voce assume la funzione di un sussurro, un ordine, una supplica che si carica di erotismo. Pensiamo a certe forme di dominazione o a rituali in cui la parola diventa lo strumento per regolare il godimento.
L’oggetto voce, quindi, è utilizzato nella perversione come mezzo per orientare il desiderio e il godimento dell’Altro, mantenendo una posizione attiva nella scena fantasmatica.
Conclusione
Nella perversione, l’oggetto a non è semplicemente la causa del desiderio, come nella nevrosi, ma viene attivamente utilizzato per cercare un godimento diretto. Ogni perversione cerca di aggirare la castrazione e di fissare il godimento in un oggetto specifico, che diventa il fulcro della scena perversa.
Nel sadismo e nel masochismo, l’oggetto anale e la voce sono utilizzati per gestire la dinamica di dominio e sottomissione.
Nel voyeurismo e nell’esibizionismo, l’oggetto sguardo è il centro del godimento.
Nel feticismo, l’oggetto a è materializzato in un oggetto concreto, che diventa il sostituto dell’oggetto perduto.
La perversione, quindi, si organizza attorno al tentativo di fissare l’oggetto a per sfuggire alla mancanza, costruendo una scena in cui il godimento viene reso possibile attraverso la ripetizione ritualizzata di uno scenario fantasmatico.
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