domenica 30 marzo 2025

Antigone e l’etica del Reale nel Seminario VII di Lacan

 L'Antigone di Sofocle e l’etica del Reale nel Seminario VII di Lacan


Nel Seminario VII – L’etica della psicoanalisi, Lacan affronta il tema dell’etica non nei termini di un codice morale normativo, ma come il rapporto del soggetto con il proprio desiderio. Antigone, figura centrale della tragedia di Sofocle, diventa per Lacan l’emblema del soggetto che non arretra davanti al proprio desiderio, portandolo fino alle estreme conseguenze. La sua vicenda si situa esattamente nel punto in cui il desiderio si scontra con il limite della legge simbolica e con la dimensione del das Ding (la Cosa), concetto chiave del seminario.


Il desiderio assoluto e l’impossibilità della mediazione

Antigone è la figura di chi non si lascia sedurre dai compromessi della legge umana e non cede davanti alla possibilità di salvare la propria vita rinunciando al proprio atto. La sua decisione di dare sepoltura al fratello Polinice, sfidando il decreto di Creonte, non è motivata da un principio etico universale, ma da una fedeltà assoluta al proprio desiderio. Per Lacan, il suo gesto non si colloca nell’ambito del bene, ma piuttosto in quello di una posizione soggettiva estrema che la avvicina al limite del simbolico: "Antigone, nel suo splendore tragico, non rappresenta il bene, ma il desiderio spinto fino al punto di infrangere il limite della legge umana" (Lacan, 1986, p. 325).

Secondo Alenka Zupančič (2000), Antigone incarna l’"etica del reale", ossia la fedeltà a un desiderio che non può essere compromesso né negoziato. Per Zupančič, questa posizione è ciò che rende Antigone una figura paradigmatica dell’etica lacaniana, in contrasto con le concezioni morali tradizionali.


La Cosa e il sublime tragico

Lacan identifica Antigone come un personaggio che incarna il sublime tragico, ossia colui che si avvicina alla Cosa (das Ding), il nucleo di godimento che eccede la regolazione simbolica e che rappresenta il reale impossibile. Il desiderio di Antigone non è soggetto alle leggi della città e non può essere negoziato o attenuato da compromessi. Questa intransigenza è ciò che la rende sublime e allo stesso tempo la conduce inevitabilmente alla morte.

Žižek (2006), in The Parallax View, sviluppa questa lettura lacaniana di Antigone e la collega alla dialettica del potere e della legge, sottolineando come il suo atto riveli una faglia nella struttura dell’ordine simbolico: "Antigone non si oppone semplicemente alla legge dello Stato, ma espone il punto in cui questa legge si rivela inconsistente rispetto al Reale del desiderio" (Žižek, 2006, p. 150).

Joan Copjec (2002) approfondisce questa prospettiva, mostrando come Antigone sia una figura che sfida la concezione patriarcale della legge attraverso la sua posizione di assoluta alterità rispetto al potere sovrano. In Imagine There's No Woman, Copjec analizza il modo in cui la tragedia di Antigone mette in scena un desiderio che eccede le coordinate del simbolico e si avvicina al reale.


L’etica della psicoanalisi e la lezione di Antigone

Lacan propone, attraverso Antigone, un’etica che non è quella della morale kantiana del dovere né quella utilitarista del bene comune, ma un’etica del desiderio. Il problema etico fondamentale per la psicoanalisi è fino a che punto il soggetto è disposto a sostenere il proprio desiderio senza tradirlo. Il desiderio non è semplicemente un impulso da seguire ciecamente, ma una posizione che implica un’assunzione di responsabilità e il confronto con il limite.

Bruce Fink (1995) sottolinea che la posizione di Antigone rivela la tensione tra il soggetto e il simbolico: la sua fedeltà al desiderio la porta a una zona di esclusione che segna il punto di rottura della legge. Secondo Roberto Harari (2001), Antigone non rappresenta solo la ribellione contro la norma, ma l’emergere di un’angoscia fondamentale che deriva dalla sua vicinanza al reale.

Judith Butler e Catherine Malabou (2017) discutono il sublime tragico in Antigone, esplorando come la sua figura possa essere riletta attraverso il prisma della decostruzione e della differenza sessuale. Antigone, in questa prospettiva, non è solo un soggetto etico, ma anche una figura che mette in crisi la stessa nozione di legge simbolica.


Conclusione

Attraverso la lettura di Antigone, Lacan mostra che l’etica della psicoanalisi non è una guida per distinguere il bene dal male, ma una riflessione sulla fedeltà al desiderio. Antigone è la figura che ci insegna che la vera tragedia non è nel destino imposto dall’esterno, ma nella scelta di restare fedeli a ciò che ci definisce come soggetti, anche quando ciò significa sfidare l’ordine stabilito e pagare il prezzo estremo della nostra decisione.


Bibliografia


Butler, J., Malabou, C. (2017). Vous avez dit "sublime"?. Paris: Bayard.

Copjec, J. (2002). Imagine There's No Woman: Ethics and Sublimation. Cambridge, MA: MIT Press.

Fink, B. (1995). The Lacanian Subject: Between Language and Jouissance. Princeton, NJ: Princeton University Press.

Harari, R. (2001). Lacan’s Seminar on Anxiety: An Introduction. New York: Other Press.

Lacan, J. (1986). Il Seminario, Libro VII: L’etica della psicoanalisi (1959-1960). Torino: Einaudi.

Miller, J.-A. (2000), L'Orientation Lacanienne

Recalcati, M. (2013). Il complesso di Telemaco. Milano: Feltrinelli.

Sofocle. (2010). Antigone. Milano: Rizzoli.

Žižek, S. (2006). The Parallax View. Cambridge, MA: MIT Press.

Zupančič, A. (2000). Ethics of the Real: Kant, Lacan. London: Verso.



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