venerdì 14 marzo 2025

Lacan e il Pensiero Orientale

 Lacan e il Pensiero Orientale


Il rapporto tra Lacan e il pensiero orientale è ambivalente: da un lato, troviamo alcuni punti di convergenza tra la sua teoria del desiderio e concetti del buddhismo e del taoismo; dall’altro, Lacan rimane radicato in una concezione del soggetto e dell’inconscio che è specificamente occidentale, legata alla mancanza, al significante e alla struttura simbolica.


1. Il Desiderio in Lacan e nel Pensiero Orientale

Lacan: il desiderio come mancanza

Lacan definisce il desiderio come ciò che nasce dalla mancanza-a-essere (manque-à-être), ovvero dal fatto che il soggetto non è mai pienamente se stesso.

Il desiderio è sempre legato al significante, cioè al linguaggio e alla sua strutturazione dell’inconscio.

Il Nome-del-Padre e la Legge sono elementi fondamentali che regolano il desiderio e lo rendono umano.

Buddhismo: il desiderio come illusione

Il buddhismo, soprattutto nella sua versione mahayana e zen, considera il desiderio come radice della sofferenza (dukkha).

Il Nirvana è la condizione in cui il desiderio cessa, perché il soggetto smette di attaccarsi alle illusioni dell’io e del mondo fenomenico.

Il buddhismo propone quindi una via che mira a superare il desiderio, mentre Lacan lo considera costitutivo dell’essere umano.

Taoismo: il desiderio come armonia

Nel taoismo, il desiderio non è da sopprimere, ma da vivere in accordo con il Tao, la via naturale delle cose.

Il concetto di wu wei (non-agire) suggerisce un modo di vivere il desiderio senza forzature, senza cercare di dominarlo o eliminarlo.

In questo senso, il taoismo sembra più vicino alla posizione di Lacan rispetto al buddhismo, perché non propone una cancellazione del desiderio, ma un suo fluire senza costrizioni.


2. Differenze Fondamentali: Mancanza vs. Pienezza

Uno dei punti di maggiore distanza tra Lacan e il pensiero orientale riguarda la concezione della soggettività:

Lacan → Il soggetto è diviso, manca sempre di qualcosa e il suo desiderio è inestinguibile.

Buddhismo/Taoismo → L’io è un’illusione e il soggetto può raggiungere uno stato di “pienezza” o armonia attraverso il distacco dal desiderio.

Questa differenza è cruciale: Lacan non crede in una possibile realizzazione ultima del desiderio, mentre molte tradizioni orientali cercano una via di liberazione dalla sofferenza legata al desiderio stesso.


3. Possibili Punti di Incontro

Nonostante queste differenze, ci sono alcuni punti in cui Lacan e il pensiero orientale potrebbero dialogare:

L’illusione dell’io → Lacan e il buddhismo concordano sul fatto che l’io è un’illusione, una costruzione immaginaria che il soggetto si racconta.

L’importanza del vuoto → Lacan parla della mancanza strutturale del soggetto, mentre il buddhismo e il taoismo vedono il vuoto (sunyata nel buddhismo, wu nel taoismo) come una condizione essenziale della realtà.

L’ambiguità del godimento (jouissance) → Lacan sottolinea come il godimento possa essere sia fonte di piacere sia di sofferenza; nel buddhismo si trova una visione simile nel concetto di attaccamento (tanha).


4. Verso una Risignificazione Psicoanalitica del Pensiero Orientale?

Se la psicoanalisi lacaniana volesse rileggere il pensiero orientale potrebbe proporre:

Una visione del desiderio non come qualcosa da eliminare, ma da ristrutturare in base alle coordinate culturali locali.

Un’analisi del vuoto non come annullamento del soggetto, ma come condizione del desiderio (un’idea più vicina al taoismo che al buddhismo).

Un approccio alla sofferenza meno legato alla colpa e più alla trasformazione simbolica, come si trova nelle pratiche zen di decostruzione dell’io.

In sintesi, Lacan e il pensiero orientale non sono sovrapponibili, ma possono offrire spunti di dialogo sulla natura del desiderio e sulla condizione del soggetto.



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