Fin dalla sua nascita, la psicoanalisi ha abitato un territorio ambiguo rispetto alla scienza. Freud la concepiva come una disciplina capace di osservare e comprendere la mente umana con rigore scientifico, ma l’oggetto della psicoanalisi — l’inconscio — sfuggiva a qualsiasi misura diretta. Non è una regione nascosta della psiche, bensì un sapere non saputo che si manifesta attraverso sogni, lapsus e sintomi (Freud, 1900; 1920). La psicoanalisi, quindi, non si limita a descrivere comportamenti osservabili, ma interpreta ciò che il soggetto comunica indirettamente, ciò che sfugge al calcolo e alla previsione.
La scienza e l’esclusione del soggetto
Con Lacan, la questione del rapporto tra psicoanalisi e scienza si radicalizza. La scienza moderna, inaugurata da Galileo, produce conoscenza formalizzabile, universale e oggettiva, ma per farlo espelle il soggetto del desiderio (Lacan, 1966). In termini lacaniani, il soggetto barrato ($) viene escluso, mentre il sapere (S₂) si autonomizza, creando una realtà che funziona senza il suo contributo soggettivo.
Questa espulsione, però, non annulla il soggetto: essa genera un resto, ciò che Lacan chiama il sintomo. La psicoanalisi, in questo senso, emerge come il “sintomo del discorso della scienza”: nasce dallo stesso terreno che la scienza percorre, ma ne mostra la mancanza costitutiva (Lacan, 1972-1973). Dove la scienza cerca di eliminare l’imprevisto, il soggetto ritorna come traccia, come desiderio inesplicabile.
L’inconscio strutturato come linguaggio
Per Lacan, l’inconscio è strutturato come un linguaggio (Lacan, 1966). Questo significa che condivide con la scienza l’uso del simbolico, ma ne rovescia la logica: mentre la scienza formalizza e ordina, la psicoanalisi ascolta le fratture, gli slittamenti e le assenze del linguaggio. Il suo sapere non è cumulativo né universale; riguarda il soggetto nella sua irripetibilità, restituendo significato a ciò che il discorso scientifico ignora.
Scienza contemporanea e soggetto tecnologico
Nel XXI secolo, la scienza si è intrecciata con la tecnologia e il capitalismo, ridefinendo il soggetto umano. Le neuroscienze, l’intelligenza artificiale e la data science hanno trasformato il sapere scientifico in una forza produttiva e predittiva. L’ideale contemporaneo è padroneggiare ogni comportamento, misurare ogni emozione, modellare ogni desiderio.
Tuttavia, Vanheule (2011) sottolinea come la psicoanalisi possa dialogare con la scienza contemporanea senza ridursi a essa, offrendo strumenti per comprendere il soggetto singolare. Il sintomo, il sogno e l’atto restano esperienze che sfuggono alla mappatura algoritmica: ciò che la scienza calcola non coincide con ciò che il soggetto vive.
Neuroscienze, IA e il limite del sapere
Le neuroscienze hanno permesso di comprendere le basi biologiche dell’affettività e della memoria, ma, come evidenzia Kandel (2013), la mente non può ridursi al cervello. L’intelligenza artificiale simula il linguaggio, ma non desidera; può generare frasi, ma non sa cosa significhino per il soggetto. È in questa distanza tra calcolo e desiderio che la psicoanalisi trova il suo compito: far emergere il soggetto dove la scienza costruisce modelli, ma non esperienze.
Il reale del godimento
Lacan distingue il reale scientifico, misurabile e formalizzabile, dal reale analitico, ciò che non si lascia scrivere. La psicoanalisi affronta questo reale impossibile: il trauma, il sintomo, il corpo parlante. Non si tratta di correggere o eliminare, ma di dare parola all’impossibile, di restituire senso al desiderio che sfugge alla legge e al calcolo.
Etica della psicoanalisi oggi
In un’epoca dominata da algoritmi e tecnoscienza, la psicoanalisi mantiene aperta la domanda sul soggetto e sul limite del sapere. Non compete con la scienza per produrre dati o previsioni, ma ricorda che l’essere umano non coincide mai con la propria rappresentazione. Dove la scienza tace, l’inconscio parla: il desiderio, il godimento, il sintomo restano il luogo in cui il soggetto rivela la propria irriducibile singolarità.
La psicoanalisi contemporanea diventa così custode del soggetto, portando attenzione alla verità singolare che sfugge a ogni formalizzazione. Non offre soluzioni universali, ma apre spazi di ascolto e interpretazione, ricordando che la vita psichica non si lascia mai completamente catturare dal sapere.
Bibliografia
Freud, S. (1900). L’interpretazione dei sogni. Milano: Boringhieri.
Freud, S. (1920). Al di là del principio di piacere. Milano: Boringhieri.
Lacan, J. (1966). Écrits. Paris: Seuil.
Lacan, J. (1972-1973). Il seminario, libro XX: Il transfert. Milano: Raffaello Cortina.
Vanheule, S. (2011). The Subject of Psychosis and Science. London: Palgrave Macmillan.
Kandel, E. R. (2013). The Age of Insight. New York: Random House.
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