1. Il soggetto tragico: nascita nella divisione
La cultura europea ha elaborato, fin dai Greci, un'immagine del soggetto come essere diviso, attraversato dalla colpa, dalla finitudine e dalla domanda di senso. Il mito di Edipo, la tragedia attica e la riflessione cristiana sul peccato sono modelli archetipici: non c'è soggetto senza il passaggio attraverso una mancanza originaria, senza confronto con la Legge e con l'Altro simbolico.
Lacan leggeva in Antigone e in Amleto non semplicemente drammi, ma figure paradigmatiche del desiderio e della castrazione, in cui il soggetto diviene tale proprio in quanto “decentrato rispetto al padrone di sé” (Écrits). La soggettivazione europea nasce dunque come apertura alla mancanza, alla legge e alla sublimazione.
2. L’eredità del cristianesimo: colpa, coscienza e interiorità
Il cristianesimo radicalizza questo mito tragico: non più solo limite cosmico o destino, ma colpa interiore e soggettivazione come confessione (Foucault, Les aveux de la chair). La verità del soggetto passa attraverso il discorso dell’Altro (la Chiesa, la legge divina), e la sua interiorità si forma come luogo di lotta tra pulsione e comando etico.
Questa tradizione ha generato forme complesse di soggettivazione etica, come testimoniano le figure del santo, del penitente, del filosofo razionalista o del rivoluzionario moderno. La soggettività europea, prima ancora che produttiva, è riflessiva, colpevole, responsabile.
3. Modernità e critica: l’isterico come figura europea
Žižek sostiene che “l’isterico è la figura del soggetto moderno, che interroga il potere e il sapere, che sospende ogni identificazione piena” (The Ticklish Subject, 1999). La soggettività europea moderna è segnata dalla domanda isterica all’Altro: Che vuoi da me? Qual è il tuo desiderio? Il mito europeo non è quello dell’adeguamento, ma dell’inquietudine permanente.
L’illuminismo, le rivoluzioni, la psicoanalisi, il marxismo: tutti movimenti in cui il soggetto non è pacificato, ma critico, inquieto, diviso. La soggettivazione isterica si confronta con l’Altro per metterlo in crisi, non per identificarsi ad esso.
4. Il trauma della Shoah e l’etica della testimonianza
Nel Novecento, il mito europeo si infrange sull’orrore della Shoah e dei totalitarismi. Qui la soggettivazione si trasforma: il soggetto è testimone del Reale, del buco dell’umano, della disumanizzazione. La figura del sopravvissuto (Primo Levi, Celan) diventa un nuovo paradigma della soggettività: chi parla, non come padrone, ma come resto.
Žižek ha osservato che l’Europa ha fatto esperienza di un “trionfo dell’inumano” che impone un’etica della memoria e della responsabilità (Violence, 2008). Il soggetto europeo, se vuole sopravvivere, deve assumere la frattura, non eluderla.
5. Il discorso del capitalista e la crisi del mito europeo
Con la globalizzazione neoliberale e l’irruzione del discorso del capitalista, l’Europa ha progressivamente abbandonato la propria specificità simbolica. Come scrive Lacan nel 1972: “Il discorso del capitalista è un discorso che funziona, ma consuma tutto e rimuove la mancanza”. Qui il soggetto non è più diviso, ma funzionale: utente, produttore, consumatore.
Byung-Chul Han, in La società della trasparenza, nota che l’Europa sta cedendo alla logica performativa del sé come “progetto”, come “impresa di sé”, importando modelli americani. La mancanza, il limite, la negatività, un tempo centrali, diventano ora ostacoli da eliminare. Bifo Berardi parla di una “psicopatologia del postumano” che colpisce in primo luogo i soggetti formati nel mito europeo: essi si disgregano quando vengono privati dell’orizzonte simbolico del limite (Futurabilità, 2017).
6. Resistenze e ritorni: etica, cura e parola
Eppure, nella crisi, resistono frammenti del mito europeo: l’etica della cura, il pensiero critico, la psicoanalisi, la poesia. Non si tratta di nostalgia, ma di risignificazione: come testimonia Recalcati, la soggettività europea può ancora articolare il desiderio come mancanza e non come prestazione, e “fare del limite una risorsa e non una condanna” (Il gesto di Caino, 2020).
Conclusione: tra fine e trasfigurazione
Il mito europeo della soggettivazione non è finito, ma sospeso. È minacciato dal discorso del capitalista, ma può trovare nuove forme di espressione nei resti, nei margini, nelle rovine. Il soggetto diviso, etico, tragico può ancora parlare — se trova luoghi in cui l’Altro non sia solo algoritmo, ma simbolico, umano, mancante.
Bibliografia
- Lacan, J. (1972). Le discours capitaliste, in Autres écrits.
- Han, B.-C. (2012). La società della trasparenza. Nottetempo.
- Žižek, S. (1999). The Ticklish Subject. Verso.
- Recalcati, M. (2013–2020). Il complesso di Telemaco; Il gesto di Caino. Feltrinelli.
- Foucault, M. (2018). Les aveux de la chair. Gallimard.
- Berardi, F. (2017). Futurabilità. Nero
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