Parafilia e perversione: una distinzione necessaria
Il termine parafilia indica comportamenti sessuali atipici, cioè modalità di eccitazione legate a oggetti, situazioni o pratiche considerate fuori dalla norma. La perversione, in psicoanalisi, descrive invece una vera e propria struttura soggettiva: un modo particolare dell’inconscio di organizzare il desiderio e il rapporto con la Legge simbolica. Non ogni comportamento parafilico è quindi pervertito: molte persone possono avere fantasie o pratiche insolite senza che questo diventi struttura psichica rigida.
Il meccanismo psichico del diniego
Alla base della perversione opera spesso il diniego (Verleugnung), descritto da Freud. Il soggetto vede la realtà ma la nega parzialmente. Il feticismo è l’esempio classico: il bambino scopre che la madre non ha il pene, ma contemporaneamente nega la scoperta, sostituendola con un oggetto feticcio che rappresenta ciò che non vuole accettare.
Lacan riprende questa intuizione sottolineando che il perverso si colloca come garante del godimento dell’Altro, sfidando simbolicamente l’ordine della Legge. Il diniego consente così di agire su ciò che non può essere posseduto, trasformando il divieto in scena erotica.
Le principali parafilie
Tra le forme più conosciute troviamo:
- Feticismo: l’eccitazione si concentra su oggetti o parti del corpo specifiche.
- Esibizionismo: il piacere nasce dal mostrarsi agli altri, spesso sorprendentemente.
- Voyeurismo: eccitazione derivante dall’osservare di nascosto la sessualità altrui.
- Sadismo e masochismo: piacere legato a infliggere o ricevere dolore e umiliazione.
- Frotteurismo: eccitazione ottenuta attraverso contatti tattici “accidentali” con estranei.
- Pedofilia: il desiderio si fissa sull’infanzia, negando la differenza generazionale e la Legge che protegge il bambino.
Funzione sociale del fantasma perverso
Un aspetto spesso trascurato è la funzione sociale del fantasma perverso. Il perverso non agisce in un vuoto: la scena che costruisce permette al soggetto di relazionarsi con l’Altro e con la Legge, anche in modo problematico. Il fantasma perverso mantiene un legame con l’ordine simbolico, pur mettendolo in scena e rovesciandolo. In altre parole, la perversione ha una funzione di “tenuta psichica”: il soggetto trova una via per gestire il divieto, il limite e l’angoscia senza crollare. Questo spiega perché le perversioni non siano semplici comportamenti isolati, ma organizzazioni complesse di relazione con il mondo e con l’Altro.
Un esempio
Pensiamo a un uomo che non riesce a eccitarsi senza indossare un capo specifico di abbigliamento come feticcio: il comportamento non è casuale, ma serve a sostenere il suo desiderio e a coprire l’angoscia legata al limite simbolico. Diversamente, un masochista che cerca costantemente umiliazione si colloca nella scena come oggetto dell’Altro, incarnando simbolicamente la Legge. In entrambe le situazioni, il fantasma perverso organizza il godimento e mantiene un legame con l’Altro, anche se in forma distorta.
L’approccio analitico
L’analisi non mira a “normalizzare” la sessualità, ma a rendere pensabile e parlabile il meccanismo che sostiene la parafilia o la perversione. Il diniego viene esplorato, il fantasma messo in parola, e il soggetto può gradualmente trovare forme di relazione più vere e rispettose con il desiderio e con gli altri.
Conclusione
Le parafilie mostrano la varietà del desiderio umano, ma la perversione evidenzia come certi comportamenti diventino strutturali. Il diniego e il fantasma perverso, pur apparendo come deviazioni, svolgono una funzione: permettono al soggetto di gestire il limite, l’angoscia e la relazione con l’Altro. La psicoanalisi offre uno spazio per comprendere questo meccanismo, restituendo al soggetto la possibilità di interrogare il proprio desiderio senza esserne schiavo.
Bibliografia essenziale
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Lacan, J. (1966) – Écrits. Paris: Seuil.
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Lacan, J. (1975) – Le Séminaire, Livre XX: Encore. Paris: Seuil.
Miller, J.-A. (2007)- Introduzione alla clinica lacaniana, Astrolabio Roma