mercoledì 16 aprile 2025

Crisi della logica subordinativa e destino dell’Europa

Abbazia di Montecassino


La crisi che attraversa l'Europa non si limita solo a questioni economiche o geopolitiche, ma affonda le radici in una crisi profonda della struttura simbolica che ha caratterizzato la tradizione occidentale. La riflessione di Panayotis Kantzas, psicoanalista lacaniano, e Francesca Ditifeci, linguista e analista del linguaggio politico, si concentra sulla transizione tra la logica subordinativa, che ha a lungo retto le società occidentali, e l'emergere di una logica coordinativa che potrebbe segnare il futuro del continente europeo. Se la crisi della logica subordinativa ha causato l'indebolimento del legame simbolico tra i cittadini e le istituzioni, la risposta potrebbe trovarsi in un recupero delle radici culturali e storiche dell'Europa, un cammino che deve però essere rinnovato e reinterpretato alla luce delle sfide contemporanee.


1. La crisi della logica subordinativa

La logica subordinativa è stata a lungo il fondamento del pensiero europeo, ed è proprio su di essa che si è costruito il modello di cittadinanza e di partecipazione politica. Kantzas, e Ditifeci, analizzano questa logica come quella che ha governato la relazione tra le parti in un sistema gerarchico, in cui le singole entità trovano il loro posto in un ordine che si sviluppa attraverso una catena di cause e effetti. La subordinazione, in tal senso, non è solo una relazione grammaticale, ma riflette un principio metafisico che regola la società.

Kantzas, nell'affermare che «la logica subordinativa ha segnato un tempo di unità politica e simbolica» (Kantzas, 2025), descrive come questa struttura gerarchica fosse alla base di un senso condiviso di comunità e di identità politica. In questo sistema, il "Nome-del-Padre", come lo definisce Lacan, agiva come principio di autorità simbolica, permettendo di mantenere l'ordine sociale attraverso il riconoscimento di un'autorità centrale (Lacan, 1975).

Tuttavia, il pensiero contemporaneo è segnato dall'erosione di questa struttura. La crescente incertezza economica, sociale e politica ha visto il progressivo indebolirsi di questo ordine subordinato, con un ritorno a forme di pensiero più orizzontali e meno vincolate a una visione gerarchica della società. Come sottolineano Kantzas e Ditifeci, la crisi della logica subordinativa ha avuto come risultato il disfacimento della legittimazione simbolica che aveva finora permesso il mantenimento della coesione sociale (Ditifeci, 2023).


2. L'emergere della logica coordinativa

La logica coordinativa e funzionalista che emerge in seguito alla crisi della subordinazione non è soltanto una semplice alternativa, ma rappresenta un nuovo modo di concepire il pensiero e la società. Mentre la logica subordinativa si fondava su un principio di causa-effetto e di legame gerarchico, la logica coordinativa si basa sulla relazione orizzontale, in cui le parti sono collegate tra loro senza una gerarchia dominante.

Questo nuovo paradigma si manifesta con forza nella digitalizzazione e nei sistemi algoritmici che governano il nostro mondo contemporaneo. Ditifeci sottolinea come «il predominio dei connettivi paratattici nel discorso politico contemporaneo esprima la tendenza a una comunicazione più immediata, ma anche a una semplificazione del significato» (Ditifeci, 2023). In effetti, la paratassi, ossia la giustapposizione di enunciati senza un legame gerarchico esplicito, è diventata la struttura dominante nel linguaggio politico e nei media digitali.

Questo tipo di linguaggio semplificato e immediato rispecchia una realtà sociale sempre più frammentata e priva di una visione unitaria e profonda. La paratassi, infatti, riduce la complessità delle relazioni e dei significati, rendendo più difficile la costruzione di un pensiero critico e di una vera partecipazione politica. Come osserva Lacan, il linguaggio è il veicolo attraverso cui il soggetto si riconosce nella società, ma in un mondo dominato dalla paratassi, il rischio è quello di una perdita di consapevolezza del legame simbolico che unisce gli individui alla comunità (Lacan, 1975).


3. La logica orientale coordinativa

La logica coordinativa non è un fenomeno esclusivamente occidentale. Kantzas e Ditifeci fanno riferimento alle tradizioni filosofiche orientali, in particolare a quelle cinesi e giapponesi, dove la logica coordinativa è radicata da secoli. Le filosofie orientali, come il taoismo e il confucianesimo, hanno storicamente privilegiato l'armonia e l'interdipendenza tra gli elementi, piuttosto che una visione gerarchica. La concezione di yin e yang, che rappresenta l'idea di opposizioni complementari e di equilibrio dinamico, può essere vista come un esempio di logica coordinativa che non impone una gerarchia, ma costruisce un ordine attraverso la cooperazione e la complementarietà.

Questa visione della realtà come un insieme di parti che interagiscono senza una subordinazione rigida è una risorsa utile per la riflessione sul futuro dell'Europa. La logica orientale offre un'alternativa a quella gerarchica che ha caratterizzato la storia europea, proponendo invece una struttura che esalta la cooperazione e il dialogo tra le differenze. Sebbene non si tratti di un modello immediatamente applicabile alla politica europea, esso suggerisce possibili vie per costruire un ordine globale che superi il dominio delle potenze imperialistiche e si concentri sulla cooperazione tra le diverse tradizioni culturali e politiche.


4. Il rischio della perdita delle radici

Il passaggio dalla logica subordinativa a quella coordinativa, pur portando con sé nuove opportunità di interconnessione, comporta anche il rischio di una perdita delle radici culturali che hanno dato forma all'Europa. Come osservano Hannah Arendt e Simone Weil, Edith Stein il legame con le radici storiche e culturali non è solo un fattore di identità, ma è essenziale per mantenere una comunità vivibile e per dare senso all'esistenza collettiva ( Cfr. Kantza', 2012). Le radici dell'Europa, come ricordano Kantzas e Ditifeci,  sono radici greco-romano-giudaico-cristiane. (esemplificate dalle città di Atene, Roma e Gerusalemme) Da queste radici si è sviluppato l'albero che nei suoi rami ha la democrazia, i diritti umani, il costituzionalismo, il pensiero critico.

Per Arendt, il concetto di "natalità" è centrale nel suo pensiero. La capacità di rinnovare continuamente la politica e di agire in un mondo condiviso dipende dalla capacità di costruire una nuova comunità, non ancorata a una tradizione rigida, ma capace di reimmaginare costantemente il legame politico (Arendt, 1958). La natalità è il motore di una vita politica che può essere di nuovo significativa, anche se continua a essere in tensione con le crisi e le fratture che caratterizzano il mondo contemporaneo.

Nel contesto della crisi del legame politico, Édith Stein offre una prospettiva significativa sulla persona come centro relazionale e spirituale. In Essere finito ed Essere eterno (1936), afferma che la persona è “spirito incarnato”, e come tale è portatrice di responsabilità e senso nella comunità. 

Simone Weil, d'altra parte, pone l'accento sull'importanza delle "radici" per la sopravvivenza umana. Per Weil, la perdita delle radici culturali non è solo un fenomeno superficiale, ma una ferita profonda che intacca l'esistenza stessa. «La radice è ciò che ci consente di stare in piedi», scrive Weil, ed è ciò che permette all'individuo di non essere sopraffatto dall'anomia e dalla disintegrazione sociale (Weil, 1952).


5. Recupero delle radici e futuro dell'Europa

Il recupero delle radici culturali europee, per Kantzas e Ditifeci, non è un invito a tornare indietro, ma a rinnovare quelle radici in un contesto contemporaneo. L'Europa, per ritrovare la sua vocazione storica, deve rielaborare i principi che hanno fondato la sua civiltà, senza restare prigioniera della nostalgia o della conservazione, ma rinnovando il proprio legame simbolico e culturale. Come scrive Kantzas, «l'Europa ha bisogno di una sintesi che superi la frattura tra le tradizioni e il moderno» (Kantzas, 2025).

Questa sintesi non può essere raggiunta attraverso l'antica metafisica subordinativa che ha dato vita alla storia dell'Europa, ma richiede una riflessione sul futuro che sappia fare tesoro delle lezioni del passato e delle potenzialità della logica coordinativa. In questo processo, la capacità di ritrovare una comunità simbolica solida diventa cruciale, proprio come Arendt e Weil ci insegnano: «La libertà politica si fonda sulla pluralità e sull'azione» (Arendt, 1958), e le radici, anche se devono essere reinterpretate, sono essenziali per dare un senso alla comunità e al futuro europeo.



Bibliografia 

Ditifeci, F. (2023). Logica Subordinativa e costruzione della Cittadinanza Europea, in AA.VV., Una Unione di Cittadini, Torino: Giappichelli.

Kantzas, P. (2011-2025). La Polis senza Antigone e senza Creonte. Lezioni Fiorentine, Unifi Facoltà di Scienze Politiche.

Kantza' G. (2012). Tre donne, una domanda: H. Arendt, S. Weil, E. Stein, Ed. Ares.

Lacan, J. (1975). Il Seminario. Libro XX. Ancora. Torino: Einaudi, 1985.

Arendt, H. (1958). La condizione umana. Milano: Feltrinelli.

Weil, S. (1952). La persona e il sacro. Milano: Adelphi.

Stein  E. (1936). Essere finito ed Essere eterno

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