1. Il Nome-del-Padre come fondamento simbolico
Nel pensiero di Jacques Lacan, il Nome-del-Padre rappresenta il significante cardine dell’ordine simbolico: quella struttura che regola il desiderio e l’accesso alla Legge nella vita psichica del soggetto. Non si tratta di una figura reale, ma di una funzione simbolica che introduce il soggetto nel linguaggio e nella cultura, separandolo dall’immaginario fusionale con l’Altro originario.
Questa funzione regola i limiti del godimento, struttura il desiderio e consente l’assunzione soggettiva della legge. Dove il Nome-del-Padre manca — come nelle psicosi — si apre un vuoto strutturale che disorganizza il campo simbolico e produce effetti clinici profondi.
Nel seminario “I Nomi-del-Padre” (1953, pubblicato da Einaudi nel 2006), Lacan accenna a un pluralismo dei nomi del Padre, aprendo alla possibilità che la funzione paterna possa articolarsi in modi molteplici nei tre registri: immaginario, simbolico e reale. Il Padre, dunque, non è mai solo un individuo, ma un significante strutturante che condiziona profondamente il rapporto tra il soggetto, l’Altro e il proprio desiderio.
2. Il Dio dell’Antico Testamento: fondamento della Legge
Nel testo biblico, il Nome-del-Padre trova una prima articolazione simbolica nella figura di Dio dell’Antico Testamento: il Dio che parla, crea e ordina attraverso la Legge. Quando Dio si rivela a Mosè e gli affida le Tavole della Legge, inaugura un regime simbolico fondato sull’interdizione e sulla separazione. Questa Legge stabilisce i limiti del desiderio umano, distinguendo il lecito dall’illecito, il puro dall’impuro.
Lacan riconosce che il Dio ebraico, che crea attraverso il verbo e impone una norma, può essere letto come una forma simbolica del Padre. Si tratta di una figura che garantisce il senso e stabilisce l’ordine del mondo attraverso una Legge trascendente. Il Nome-di-Dio diventa così ciò che ancora e regola la posizione del soggetto nel mondo.
“Il Nome-del-Padre è il principio della separazione tra il desiderio e la legge, che permette l’introduzione del simbolico.”(Seminario III: Le psicosi, 1955)
3. Il Cristo e la croce: la crisi del significante Padre
Nel passaggio dal Primo al Nuovo Testamento, si apre una crisi della funzione paterna. La figura di Cristo sulla croce rappresenta, per alcuni interpreti lacaniani, il momento in cui il significante del Padre vacilla. Il grido di Gesù — «Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?» — può essere letto come un punto di sconnessione simbolica, in cui il garante assoluto della Legge sembra mancare.
Lacan non formula direttamente questa lettura teologica, ma la sua teoria dell’“evaporazione del Nome-del-Padre” — sviluppata in riferimento alla psicosi — può essere ampliata sul piano storico e culturale per descrivere un’epoca in cui la Legge simbolica universale perde forza. Alcuni autori (come Badiou, Nancy, Recalcati) hanno interpretato la croce come evento di rottura del simbolico: l’irruzione del vuoto al posto dell’Altro garante.
Pur non affermandolo in modo diretto, Lacan suggerisce che la funzione paterna non è più assoluta, e che il soggetto si trova sempre più a dover confrontarsi con un desiderio senza garanzia simbolica.
4. San Paolo: oltre la Legge, nella fede
Questo movimento di trasformazione trova un punto di snodo nel pensiero di San Paolo. Nelle sue lettere, Paolo dichiara che la Legge mosaica non salva, ma anzi aumenta il peccato. Solo la fede in Cristo può redimere, perché introduce una nuova posizione del soggetto: non più soggetto della Legge, ma soggetto della mancanza e della relazione al desiderio.
Lacan legge in Paolo una figura di transizione tra il dominio del Simbolico e l’emergere del Reale. La fede, in questa prospettiva, non è una nuova Legge, ma un modo di sostenere il desiderio senza appoggio nell’Altro. È una scommessa sulla mancanza strutturale, anziché un ritorno all’ordine.
“La Legge è stata il nostro pedagogo fino a Cristo [...] ma ora la giustificazione viene per fede.”(Gal 3,24)
5. La psicoanalisi come erede del cristianesimo
La psicoanalisi, secondo Lacan, eredita da questo passaggio cristiano un compito inedito: non più garantire il senso, ma sostenere il soggetto nel confronto con la mancanza. Dopo la crisi della Legge simbolica e l’evaporazione del Nome-del-Padre, la psicoanalisi non propone una nuova metafisica, bensì un’etica del desiderio singolare.
In Encore (Seminario XX), Lacan afferma che la psicoanalisi non sostituisce il Padre, ma accompagna il soggetto nel riconoscimento che non c’è Altro dell’Altro: il significante assoluto non esiste. È in questo vuoto che si apre la possibilità per un desiderio non colonizzato dalla Legge, ma orientato dalla singolarità del godimento.
“La psicoanalisi è una continuazione della religione, ma nella misura in cui se ne separa radicalmente: si occupa del soggetto confrontato con la mancanza, senza supporto trascendente.”(Seminario XX: Encore, 1973, riformulazione concettuale)
6. Conclusione: dopo il Nome-del-Padre, abitare la mancanza
Il cristianesimo, nel suo movimento dal Dio legislatore al Cristo abbandonato, apre storicamente uno spazio in cui il Nome-del-Padre non è più un garante assoluto. Lacan raccoglie questa eredità, ma la porta oltre, mostrando come il soggetto, senza più appoggi universali, sia chiamato a inventare il proprio rapporto con il desiderio.
La psicoanalisi non ricostruisce l’autorità, ma offre uno spazio per abitare la mancanza. Il soggetto non può più affidarsi a una Legge universale, né a un significante che dica il vero una volta per tutte. Ma è proprio in questa evaporazione del Nome-del-Padre che si apre l’occasione di una libertà etica: quella di desiderare senza garanzie, assumendo la propria singolarità.
Bibliografia
Lacan, J. (1955). Le psicosi. Seminario III. Einaudi, 2002.
Lacan, J. (1973). Encore. Il Seminario XX. Einaudi, 2007.
Lacan, J. (1953). I Nomi-del-Padre. Einaudi, 2006.
Recalcati, M. (2007). Il complesso di Telemaco. Genitori e figli dopo il tramonto del padre. Feltrinelli.
Badiou, A. (2003). San Paolo. La fondazione dell’universalismo. Cronopio.
Nancy, J.-L. (2005). Decostruzione del cristianesimo. La decostruzione del cristianesimo I. Cronopio.
Freud, S. (1913). Totem e tabù. Opere, vol. 7, Boringhieri.
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