martedì 1 aprile 2025

Le declinazioni dell’oggetto a nella depressione


Nella prospettiva lacaniana, la depressione non è semplicemente un disturbo dell’umore, ma un fenomeno strutturale legato alla perdita dell’oggetto a e alla sua funzione di causa del desiderio. Se l’oggetto a è ciò che mantiene viva la tensione desiderante, la depressione può essere letta come una condizione in cui il soggetto perde questa tensione, restando intrappolato in un vuoto senza possibile rilancio del desiderio.

1. Il seno nella depressione: la dimensione orale della perdita

L’oggetto seno, nella depressione, si manifesta nella forma di una mancanza radicale di nutrimento simbolico. Il soggetto depressivo può sperimentare:

  • Un vuoto affettivo profondo, spesso legato a un’esperienza precoce di separazione non elaborata.
  • Un rapporto problematico con il cibo, che può oscillare tra il rifiuto e l’eccesso (bulimia e anoressia sono a volte declinazioni depressive della ricerca dell’oggetto seno).
  • Una dipendenza dall’Altro, vissuto però come un Altro che non sa dare o che ha ritirato il suo amore.

2. L’oggetto anale nella depressione: il ritiro e la ritenzione

Il rapporto con l’oggetto anale nella depressione si esprime attraverso:

  • Un blocco nel dare o nel ricevere, con un’esperienza di perdita vissuta come definitiva e irrimediabile. Il soggetto può sentirsi incapace di dare qualcosa di sé, chiudendosi in una posizione di ritenzione.
  • Un senso di colpa eccessivo, che può assumere la forma di un’autopunizione inconscia. Il soggetto si percepisce come indegno di ricevere, esprimendo una forma di svalutazione di sé che ha radici nella relazione con l’Altro primario.
  • Una difficoltà nei rapporti con il denaro e la gestione della propria economia pulsionale, che può oscillare tra accumulo difensivo e abbandono.

3. Lo sguardo nella depressione: il sentirsi invisibili o troppo esposti

L’oggetto sguardo nella depressione si declina in due modalità opposte:

  • L’invisibilità: il soggetto può sentirsi come se non esistesse agli occhi dell’Altro, come se il suo desiderio non avesse alcun valore o riconoscimento.
  • L’iper-esposizione: alcuni soggetti depressivi si sentono invece troppo esposti allo sguardo dell’Altro, con una sensazione di vergogna radicale che può portare al ritiro sociale.
  • L’assenza di desiderio nel campo dell’immagine: il soggetto può non riconoscersi nello specchio, perdere interesse per il proprio corpo, per l’abbigliamento, per l’estetica, fino a forme estreme di auto-negazione.

4. La voce nella depressione: il silenzio e il peso delle parole

La voce è centrale nella depressione e si manifesta in due forme principali:

  • L’assenza di voce: il soggetto può sperimentare una difficoltà estrema nel parlare, nel comunicare, come se le parole fossero svuotate di senso o troppo faticose da pronunciare. Il linguaggio può diventare monotono, rallentato, ridotto al minimo.
  • L’auto-denigrazione interiore: la voce può manifestarsi come una presenza persecutoria, sotto forma di auto-recriminazione e pensieri negativi ripetitivi. È la voce che dice “non vali nulla”, “sei un fallito”, una voce interna che erode ogni possibilità di desiderio.

Conclusione

L’oggetto a, nella depressione, perde la sua funzione di causa del desiderio e si trasforma in un segno di perdita assoluta. Il lavoro analitico consiste nel restituire al soggetto una possibilità di relazionarsi con l’oggetto a in modo meno devastante, riaprendo uno spazio per il desiderio al di là della sua mortificazione.

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