Nel Seminario VIII, Il transfert, Jacques Lacan propone una rilettura radicale del Simposio di Platone come chiave di lettura strutturale del transfert analitico. L’amore platonico, lungi dall’essere una sublimazione ingenua, diventa per Lacan una struttura di desiderio, che permette di comprendere il transfert non come attaccamento, ma come posizione soggettiva nel discorso.
1. Il transfert in analisi: Eros tra mancanza e sapere
Nel racconto di Diotima, Eros nasce da Penía (mancanza) e Póros (risorsa) ed è "filosofo", perché “desidera ciò che non ha”. Lacan ne fa il modello del soggetto desiderante, e del transfert come messa in gioco di tale mancanza:
“Eros non è il Bene, ma ciò che spinge verso di esso” (Seminario VIII, Lezione VI).
Il transfert, nella clinica, è questo stesso movimento:
“Il transfert non è un sentimento: è l’apparizione dell’inconscio nel campo del sapere supposto” (Seminario VIII, Lezione I).
L’amore per l’analista nasce non dalla persona, ma dalla posizione simbolica che egli occupa: quella di colui che “è supposto sapere qualcosa del mio desiderio”.
2. Socrate come modello dell’analista: desiderato ma non desiderante
Socrate incarna una posizione enigmatica. Come dice Alcibiade nel Simposio:
“Ho tentato di sedurlo… ma egli non cedeva” (Pl., Simposio, 219c).
Lacan legge questo come il rifiuto da parte dell’analista di occupare il posto dell’ideale, mantenendo invece quello dell’oggetto a, causa del desiderio.
“Il transfert non si produce se non a condizione che il soggetto trovi l’analista come oggetto del suo amore, ma al contempo come quello che non risponde” (Seminario VIII, Lezione XII).
L’analista, come Socrate, non insegna, ma interroga il desiderio, mantenendo vuoto il suo posto.
Dal transfert analitico all’atto educativo
Questa struttura del transfert non si esaurisce nella clinica, ma può trovare una declinazione nell’ambito educativo, soprattutto nel lavoro di gruppo, con soggetti fragili o marginalizzati. Ciò richiede però una postura etica, non una trasposizione tecnica.
3. Il gruppo come luogo metaxu: tra sapere e desiderio
Come Eros è metaxu, anche il gruppo può costituirsi come spazio di passaggio:
- tra sapere e mancanza,
- tra identità e soggettivazione,
- tra isolamento e parola.
L’educatore, se non occupa il posto del maestro-sapiente, può sostenere il gruppo come luogo di emergenza del desiderio.
“L’analista non deve sapere, deve essere il luogo dove il soggetto parla” (Seminario VIII, Lezione IX).
Trasposto all’educazione: l’educatore non deve saturare il sapere, ma mantenere aperto il campo dell’invenzione.
4. Saper non sapere: il sapere supposto e l’ospitalità del vuoto
Nel transfert educativo, come in quello analitico, il soggetto suppone all’altro un sapere. Il rischio è che l’educatore lo confermi, diventando un piccolo padrone (S1). Ma se resiste a questo, può favorire una simbolizzazione soggettiva:
“È nel posto del non-sapere che si produce il sapere analitico” (Seminario VIII, Lezione XI).
Così, anche nel gruppo educativo:
- si genera sapere, ma non si trasmette come dottrina;
- si accoglie la parola senza volerla spiegare tutta.
Conclusione: una clinica del desiderio oltre la cura
Bibliografia essenziale
- Lacan, J. (1991). Il Seminario. Libro VIII. Il transfert. Torino: Einaudi.
- Platone. Simposio. In: Opere, vol. III, Laterza.
- Miller, J.-A. (2012). Introduzione alla clinica lacaniana. Roma: Astrolabio.
- Recalcati, M. (2007). L’inconscio teologico di Platone. In Cosa resta del padre?. Milano: Cortina.
- Rinaldi, R. (2004). Il sapere supposto sapere e il transfert. In Psicopatologia del legame sociale. Milano: FrancoAngeli.
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