sabato 19 aprile 2025

Lo sguardo nella clinica contemporanea: tra inflazione dell'immaginario e pratica di detotalizzazione

 


 


 

 

 




1. Introduzione: l'occhio assoluto

Viviamo in un'epoca dominata dall'"occhio assoluto" (Wajcman), in cui la visibilità pervasiva e la sorveglianza reciproca si coniugano con un'esposizione narcisistica crescente, in particolare nei giovani. Lo sguardo, lungi dall'essere solo percezione, è un punto strutturale della clinica lacaniana: luogo del desiderio, ma anche del godimento e dell'angoscia. La sua trasformazione nel mondo digitale comporta effetti soggettivi inediti e nuove forme di sofferenza psichica. 



2. Dallo sguardo all'occhio: godimento voyeurista ed esibizionismo

Nella clinica contemporanea, il godimento si declina spesso tra l'eccesso del vedere e l'essere visti. Il cellulare, in particolare, si configura come un prolungamento dell'occhio e come significante del sapere universale. I social media diventano scena dell'esibizione e dello sguardo dell'Altro, instaurando dinamiche di godimento esibizionistico e voyeuristico. La risposta soggettiva può essere narcisistica (pancia piatta come segno visibile di valore), compulsiva (scrolling continuo, selfie seriali), oppure depressiva (ritiro e senso di non-esistere se non visto).

In queste risposte, possiamo leggere la tensione tra l'essere oggetto dello sguardo e il tentativo di dominarlo. L'immagine corporea diventa spesso campo di battaglia per questa dialettica: la ricerca del corpo perfetto, dell'estetica conforme, rappresenta il tentativo di darsi un valore nella scena dell'Altro. Ma tale scena è per definizione instabile, insaziabile, mutevole.


3. Clinica dell'adolescenza e occhio assoluto

Nei giovani assistiamo a una crescente identificazione all'immagine e alla ricerca di un riconoscimento totalizzante. La clinica dell'anoressia mostra il corpo come campo di battaglia tra visibilità e controllo. Lacan legge l'anoressica come colei che dice "no" all'Altro, ma che nel rifiuto del cibo mira anche a farsi oggetto assoluto dello sguardo. Il desiderio insoddisfatto si rovescia in godimento mortifero. Qui lo sguardo è trappola e padronanza insieme.

Il corpo dell'anoressica diventa il luogo in cui si nega il godimento dell'Altro e allo stesso tempo si afferma una forma assoluta di padronanza sul desiderio. La funzione dell'immagine è qui centrale, ma è una funzione che si svuota di simbolico, lasciando il soggetto preda di un godimento senza limite.


4. Delocalizzazione, cellulare e godimento non-tutto

Il cellulare introduce una delocalizzazione radicale del sapere, del desiderio e del godimento. Là dove prima vi era una struttura simbolica con dei limiti (il Nome-del-Padre, la Legge, il tempo dell'attesa), ora domina un accesso continuo e immediato, che toglie spazio alla mancanza e quindi al desiderio. Il "non tutto" lacaniano, che è apertura e limite al godimento, viene cancellato dalla pretesa di tutto accessibile, tutto visibile, tutto subito.

Lo smartphone, in quanto oggetto feticcio contemporaneo, si offre come "oggetto causa del desiderio" (a), ma in una forma che tende a saturare, a chiudere, a colmare. Non è più causa nel senso di spinta verso un Altro enigmatico, ma è causa come chiusura del circuito pulsionale su sé stesso. Il sapere non è più mancante, ma è diventato onnipresente, iperdisponibile.


5. Detotalizzazione come effetto e pratica terapeutica

La detotalizzazione è un effetto della funzione paterna e simbolica: essa separa il soggetto dall'Altro e introduce la mancanza, condizione del desiderio. Ma nella clinica contemporanea deve diventare anche una strategia attiva: interrompere la coerenza immaginaria, spezzare il godimento continuo, aprire un vuoto dove possa emergere un dire soggettivo. Detotalizzare vuol dire restituire il limite, non come norma, ma come occasione di differenza e creazione.

La funzione paterna, lungi dall'essere semplice imposizione della legge, è la possibilità di non essere tutto. È apertura al desiderio dell'Altro, ma anche limite alla sua invasività. In un'epoca segnata dalla sua evaporazione, il lavoro analitico è chiamato a reinventarne la funzione: non restaurazione dell'ordine, ma rilancio della mancanza.


6. La clinica della detotalizzazione

In questa prospettiva, la clinica diventa luogo di "detotalizzazione guidata": si tratta di favorire il passaggio dall'immagine fissa al dire singolare, dal godimento chiuso alla domanda. Gli interventi possibili vanno dalla decostruzione dei dispositivi immaginari (rifiuto del setting totalizzante), al rilancio della parola singolare, fino alla costruzione di un nuovo rapporto con lo sguardo, che non sia più padronanza o angoscia, ma spazio vuoto, attraversabile.

Nell'anoressia, ad esempio, si tratta non di restituire l'appetito o la normatività, ma di interrogare la funzione dello sguardo e dell'immagine, restituendo al soggetto la facoltà di dire no senza annientarsi. Nella dipendenza da cellulare, il lavoro non è contro l'uso, ma sulla funzione: qual è il godimento in gioco? Quale sapere si cerca di saturare? Quale mancanza si teme?


7. Conclusione: la clinica del presente

Una clinica del presente è una clinica della sottrazione, dell'interruzione e dell'ascolto del "non tutto". Si tratta di sostenere un lavoro che, partendo dallo sguardo come punto critico, restituisca al soggetto la propria opacità, il proprio enigma, il proprio desiderio. In un mondo che chiede di tutto mostrare, il gesto clinico può consistere nel non guardare tutto, e soprattutto nel non essere tutto visto. Solo così si può riaprire lo spazio del desiderio e del soggetto parlante.

Il compito dell'analista è oggi più che mai quello di aprire una breccia nell'evidenza dell'immagine, nell'immediatezza della visione, nel godimento continuo. Lo sguardo, in quanto scarto rispetto all'occhio, può ancora essere il luogo in cui si produce un desiderio singolare. Ma questo richiede una clinica che non ceda al tutto, che non ceda al senso, che non ceda alla visibilità assoluta. Una clinica del limite, del taglio, e della parola che resiste alla saturazione.



Bibliografia:

  1. Lacan, J. (1964). Il Seminario. Libro XI. I quattro concetti fondamentali della psicoanalisi.
  2. Lacan, J. (1972). Il Seminario. Libro XVII. Il rovescio della psicoanalisi.
  3. Waisman, D. (2003). L’Œil Absolu.
  4. Miller, J.-A. (2012). Introduzione alla clinica lacaniana, Roma: Astrolabio 


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